sabato 30 luglio 2011

Quante cose può dirci un Big Mac?

Per stabilire se le valute mondiali sono scambiate secondo il loro valore “cottetto”, l’Economist ha ideato il “Big Mac index” basato proprio sul prezzo dell’hamburger più diffuso al mondo. L’assunto di base è che nel lungo periodo i tassi di cambio tra le monete si sarebbero mossi verso la “parità del potere d’acquisto” (purchasing-power parity PPP). In altre parole i tassi di cambio dovrebbero tendere verso l’allineamento dei prezzi di un determinato paniere di beni e servizi in tutto il mondo. Non sappiamo se questo avverrà o meno ma il “Big Mac index” intanto ci permette di monitorare la situazione.
Agli attuali tassi di cambio di mercato, un hamburger è del 44% più economico in Cina che in America. Ovvero se dovessimo attenerci al semplice indice grezzo “Big Mac” riveleremmo che lo yuan è sottovalutato del 44% rispetto al dollaro.
Ma questo avverte l’Economist, potrebbe essere fuorviante perché non è detto che i prezzi economici degli hamburger in Cina indichi necessariamente una forte sottovalutazione dello yuan.
I prezzi medi tendenzialmente più bassi nei paesi poveri che in quelli ricchi, perché i costi della manodopera sono più bassi.
Per stimare l’attuale “fair value” (valore corretto) di una moneta l’Economist utilizza quindi la “line of best fit” (linea del miglior adattamento) tra i prezzi del Big Mac e il Prodotto Interno Lordo per persona. La differenza tra il prezzo previsto per ogni paese, dato il suo reddito medio, e il prezzo corrente offre un indicatore migliore della sovra o sottovalutazione di una moneta rispetto all’indice grezzo. Così facendo scopriamo che il real brasiliano è la valuta più sopravvalutata del mondo e che anche l’euro è sopravvalutato in maniera significativa. Mentre lo yuan in questo momento sembra essere vicino al suo “fair value” rispetto al dollaro, cosa che, avverte la rivista, dovrebbe far riflettere di più i politici americani. Di seguito la tabella interattiva con tutti i dati. Se invece avete intenzione di approfondire la questione qui troverete il servizio completo dell’Economist.

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Fukushima, la Tepco non sa quanta radioattività sta uscendo dai reattori

I tre reattori di Fukushima continuano a rilasciare radioattività nell’aria: ma quanta, e quali sostanze? Sono bucati e in meltdown totale: ma quanto combustibile nucleare è ancora nei reattori, e quanto invece ne è uscito e si trova ora dentro i bunker di cemento in cui i reattori stessi sono alloggiati? Anche i bunker sono bucati in seguito alle esplosioni dei primi giorni.
La Tepco – società proprietaria dell’impianto – non possiede queste informazioni. Eppure sarebbero quanto mai utili per riportare in qualche modo sotto controllo la centrale nucleare in avaria da ormai più di quattro mesi. E infatti la notizia di oggi è che la Tepco si accinge a procurarsele. Almeno in parte.
Sulla base di analisi dell’aria effettuate nell’area su cui sorge la centrale nucleare, si ritiene che da Fukushima – passata la fase acuta dei primi giorni – escano fino a circa un miliardo di becquerel all’ora. Che sono 24 miliardi di becquerel al giorno, 720 miliardi di becquerel al mese.
Non si sa tuttavia se, e fino a che punto, la stima sia attendibile. Per questo ora la Tepco si accinge ad aspirare aria dai bunker, così da sottoporla ad analisi e capire finalmente quali sostanze radioattive vengono rilasciate, e quante.
Vale per i reattori 1 e 2, non per il reattore 3: l’edificio che lo alloggia è troppo radioattivo e le sue condizioni effettive continueranno quindi a restare sostanzialmente ignote
La Tepco aprirà un buco nei bunker che alloggiano i reattori e vi inserirà un tubo per aspirare l’aria, collegato ad un apparecchio di misurazione situato al piano superiore. A Fukushima tuttavia c’è anche il problema dell’acqua radioattiva, e non solo dell’aria. Si spera che tubo e misuratore aiutino anche a capire quanto combustibile nucleare è rimasto dentro i reattori e quanto invece ne è uscito.
Il combustibile nucleare uscito dai reattori è il cosiddetto corium, una sorta di lava radioattiva della temperatura di 2000-2800 °C formata dal combustibile nucleare fuso e dall’acciaio – anch’esso fuso – che costituiva le pareti dei reattori.
Finchè non si raffredda, continua a fondere e inglobare ciò che trova lungo il suo cammino. Non si sa se – e fino a che punto – stia mangiandosi le fondazioni di Fukushima.
Oggi, venerdì, dovrebbero iniziare le operazioni al reattore 1, e ai primi di agosto quelle sul reattore 2.
Su English Nkh la Tepco cerca di estrarre aria dai reattori in avaria

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venerdì 29 luglio 2011

Brunetta: ''I giovani? A scaricare le cassette alle 5 di mattina ai mercati''

Lo fischiano, Brunetta senza fine ''Voi non lavorate, siete dei cretini''

Nuova puntata della saga del ministro: a Viterbo, al festival 'Medioera', c'è anche un gruppetto di contestatori che lo fischiano. Lui li affronta: "Siete dei poveretti"

Se il gambero di Mazara è del Mozambico Il pesce due volte su tre è "taroccato"

Secondo l'Istituto di ricerche economiche per la pesca e l'acquacoltura, nel 2010 in Italia sono state commercializzate 900mila tonnellate di pesce per un ricavo di circa 1.167 milioni di euro. Di queste solo 231mia sono state pescate nel "nostro" mare. Tutto il resto arriva dall'estero. Ma la qualità è scarsa e il prodotto non è tracciato

 ROMA - Un bel gambero rosso comprato su una bancarella di pesce nel porto di Mazara del Vallo. Un polpo imperdibile seduti ai tavoli della sagra più famosa d'Italia nel suo genere, quella di Mola di Bari. Oppure un filetto di cernia indimenticabile a Gallipoli. Nelle guide turistiche raccontano che ci sia soltanto una cosa migliore di un bagno nel mare italiano. Mangiarlo.

Evidentemente però in questi anni deve essere cambiato qualcosa se è vero, com'è vero, che il pesce venduto da Palermo a Milano tutto è tranne che un prodotto nostrano. Il gambero di Mazara arriva infatti dal Mozambico. Il polpo di Mola dal Vietnam. Il filetto di cernia di Gallipoli (che in realtà era pangasio) dal Mekong, un fiume che si trova tra la Thailandia e il Lagos. E non si tratta di casi isolati.

Oggi in Italia la pesca è uno dei settori più aggrediti dalle importazioni selvagge dall'estero, in particolare dai paesi asiatici. E soprattutto dalla sofisticazione alimentare. "Due terzi del pesce servito sulle tavole italiane è finto, taroccato" denuncia la Coldiretti. "Il 30 aprile l'Italia ha mangiato l'ultimo pesce del Mediterraneo" denunciano Nef e Ocean2012, organismi internazionali del settore. "Dal primo maggio tutto quello che arriva sulle tavole italiane non è prodotto nostrano". Ma davvero è così? Che pesce compreremo ai mercati e mangeremo al ristorante quest'estate? Da dove arriva? Chi lo pesca? E soprattutto: fa male alla nostra salute?

Per capire l'entità del fenomeno forse è bene cominciare dai numeri. Lo scorso anno in Italia sono state commercializzate dice l'Irepa - l'Istituto di ricerche economiche per la pesca e l'acquacoltura - circa 900mila tonnellate di pesce per un ricavo di circa 1.167 milioni di euro. Bene: di tutto il pesce messo in commercio, soltanto 231.109 tonnellate erano state pescate nel mare italiano. Un terzo, appunto. Tutto il resto arriva dall'estero.

Il problema è che molto spesso, anzi quasi sempre denunciano le associazioni di categoria e confermano le forze di polizia che da Milano a Palermo continuano con sequestri e ad aprire inchieste, il pesce che arriva dall'estero non è di buona qualità. Spesso è pericoloso perché non tracciato e non tracciabile. E soprattutto viene venduto per quello che non è. E' finto.

Non potevano credere ai loro occhi gli uomini della Capitaneria di porto di Mazara quando, sulle bancarelle della marina più grande d'Italia, hanno trovato i gamberetti rossi che arrivavano direttamente dal Mozambico. E nonostante questo spacciati dai pescatori per italianissimi. A Gallipoli, invece, la Finanza in mezzo al mercato del pesce all'interno del porto - meta di pellegrinaggi di turisti da tutta Italia per il folclore e la poesia dei pescatori che rientrano in porto dopo una giornata in mare e vendono il prodotto appena tirato su con le reti -  ha sequestrato una bancarella che vendeva esclusivamente pesce taroccato: di fresco aveva soltanto alici e sarde fresche, i prodotti cioè che costano di meno.

Tra i falsi più diffusi c'è poi il pangasio, un pesce pescato nel Mekong, un fiume che si trova tra la Thailandia e il Lagos, che viene abitualmente venduto come fosse un filetto di cernia. Oppure nelle fritture servite nei ristoranti di casa nostra, il polpo non è polpo. O meglio, non è del Mediterraneo ma arriva direttamente dal Vietnam. Era asiatico per esempio anche il polpo venduto lo scorso anno nella sagra di Mola, in provincia di Bari, che per rendere l'idea è come comprare il tartufo di Avellino ad Alba. Frequente anche il caso del merluzzo fresco, o del presunto tale: dicono i sequestri dei Nas che spesso si tratta di pollak stagionato.

 Tra i pesci più "copiati" c'è poi il pesce spada che invece altro non è che trancio di squalo smeriglio. Poi c'è anche il caso di baccalà, in realtà filetto di brosme oppure del pagro fresco venduto come dentice rosa. E ancora il pesce serra al posto delle spigole, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, la verdesca al posto del pecespada, l'halibut atlantico al posto delle sogliole. Infine, gli spaghetti con le vongole: 75 per cento di possibilità che sono state pescate in Turchia.

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giovedì 28 luglio 2011

Crisi: imprese, banche e sindacati uniti "Il governo cambi, serve credibilità"




ROMA - Un appello comune, inedito e dai toni drammatici.  Banche, imprese e sindacati (esclusa la Uil) fanno fronte comune e si rivolgono al governo chiedendo un patto per la crescita, per dare un segnale di discontinuità ed evitare che la dinamica dei mercati finanziari porti a una situazione insostenibile per il paese. E' questo il senso della nota congiunta di Abi, Alleanza cooperative italiane (Confcooperative, Lega cooperative, Agci), Cgil, Cia, Cisl, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Teteimprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti), Ugl e Uil (che poi prenderà le distanze). Tutti uniti davanti ad una crisi economica che non passa e ad una speculazione che non allenta la morsa.

"Guardiamo - si legge nella nota - con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari. Il mercato non sembra riconoscere la solidità dei fondamentali dell'Italia. Siamo consapevoli che la fase che stiamo attraversando dipende solo in parte dalle condizioni di fondo dell'economia italiana ed è connessa a un problema europeo di fragilità dei paesi periferici. A ciò si aggiungono i problemi di bilancio degli Stati Uniti. Ma queste incertezze dei mercati si traducono per l'Italia nel deciso ampliamento degli spread sui titoli sovrani e nella penalizzazione dei valori di borsa".

"Ciò - proseguono imprese e sindacati - comporta un elevato onere di finanziamento del debito pubblico ed un aumento del costo del denaro per famiglie ed imprese. Per evitare che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori. A tal fine si rende necessario un Patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali; serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ed una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione".

Chi si chiama fuori è la Uil. "Un comunicato che, in altri tempi, si sarebbe definito in puro stile doroteo. Non appartenendo questo stile al nostro patrimonio culturale, in quel comunicato non possiamo riconoscerci", afferma il segretario generale Luigi Angeletti.

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mercoledì 27 luglio 2011

Napolitano nomina Nitto Palma nuovo ministro della Giustizia

Cambio della guardia in via Arenula. Oggi pomeriggio il Capo dello Stato ha accettato le dimissioni di Angelino Alfano dalla carica di ministro della Giustizia nominando al suo posto Francesco Nitto Palma, già sottosegretario agli Interni. Giorgio Napolitano ha ricevuto il premier Silvio Berlusconi e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, prima ha firmato il decreto con cui, su proposta del Cavaliere, venivano accettate le dimissioni di Alfano dalla carica di Guardasigilli per poi nominare allo stesso incarico il senatore Nitto Palma.

Il Capo dello Stato ha anche firmato il decreto di nomina di Anna Maria Bernini alla carica di ministro per le Politiche comunitarie. Posto lasciato vacante da Andrea Ronchi quando aderì a Futuro e libertà.

Le dimissioni di Alfano erano state annunciate quando l’ex ministro aveva assunto l’incarico di segretario politico del Popolo delle libertà. Oggi l’ufficialità in una lettera consegnata a Berlusconi. “Carissimo Presidente”, scrive Alfano, “a ragione dell’incarico di segretario politico del Pdl, di recente conferitomi, rassegno le mie dimissioni dalla carica di Ministro della Giustizia, in considerazione della specificità e dei compiti che allo stesso sono riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale e che mi fanno ritenere tale funzione di governo incompatibile con un così rilevante incarico politico”.

Se per la maggioranza la nomina di Nitto Palma è coerente con le richieste di Napolitano di avere in via Arenula una personalità di alto profilo, per l’opposizione non cambia niente. Il capogruppo dell’Italia dei valori alla Camera Massimo Donadi sottolinea come in Parlamento il nuovo ministro abbia “lasciato traccia di sé  solo per essersi reso promotore di alcune norme ad personam a tutela di Cesare Previti”. Insomma, secondo l’esponente del partito di Di Pietro, con lui o con Alfano non cambia nulla: “possiamo dire che, per quanto riguarda la giustizia, il centrodestra continua a percorrere la solita strada”.

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Incentivi auto elettrica 5000 euro ma dal 2012

Alla fine anche l'Italia sia allinea agli altri Paesi europei: avremo anche noi gli incentivi per le auto elettriche. E così, in sostanza, avremo anche noi le auto elettriche perché fino ad oggi, vista la carenza legislativa, sia Nissan con la Leaf, Opel con la Ampera, Chevrolet con la Volt e (solo Renault non ha modificato i suoi piani) si sono rifiutate di commercializzare i loro modelli sul nostro mercato, dando la precedenza da altri Paesi che hanno già gli incentivi. Come dargli torto: l'auto elettrica ha già di per sé un prezzo caro, se poi mancano gli incentivi la macchina va completamente fuori mercato.

Ora però cambia tutto: con un bonus di 5.000 euro per l'acquisto di veicoli elettrici; sovvenzioni per il ricambio del parco circolante degli Enti locali anche da noi le vetture a batteria diventano competitive e il mercato può patire.

La norma, fra l'altro, dovrebbe diventare realtà a tempo record visto che è stata approvata in commissione congiunta Trasporti e Attività produttive, e in modo bipartisan. Insomma, entro i primi mesi del prossimo anno gli incentivi saranno in pista.

"Lo sviluppo della mobilità ecocompatibile  -  hanno spiegato in coro i parlamentari Pdl Deborah Bergamini, relatrice del testo unificato, Mario Valducci, Presidente della Commissione Trasporti, Sandro Biasotti, capogruppo Pdl della Commissione e Vincenzo Garofalo, membro della Commissione Trasporti - contribuisce al miglioramento della qualità  della vita
nelle grandi aree metropolitane del nostro Paese e diminuisce la dipendenza da combustibili fossili, come ci chiede l'Europa".

"La legge  -  concludono i parlamentari - prevede incentivi nell'ordine di 5.000 euro per l'acquisto di veicoli elettrici, attraverso un'imposta da 1.5 centesimi di euro sulle bottiglie in plastica. Il testo unificato, inoltre, prevede la realizzazione di punti di ricarica pubblici e di impianti eolici e fotovoltaici dedicati al rifornimento oltre il sostegno alla ricerca di un settore che cresce del 30% ogni anno".

Documento in pdf

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lunedì 25 luglio 2011

Fotovoltaico, Assosolare: il registro "Grandi impianti" non funziona

Assosolare scrive a Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico. Oggetto: il nuovo registro grandi impianti del Gse, introdotto con il quarto conto energia. E non è una lettera di complimenti. Al contrario, secondo l’associazione di categoria del solare, il nuovo registro creerebbe enormi problemi alle aziende perché la legge che lo prevede, in buona sintesi, sarebbe fatta male. Così, invece di far nascere l’anagrafe dei grandi impianti cattivi che devastano il territorio, il nuovo registro voluto da Romani farebbe solo nascere grandi problemi:
Egregio Ministro,
a nome di Assosolare vorrei portare alla Sua attenzione alcune gravi criticità inerenti il IV Conto Energia che rendono estremamente difficoltoso per gli operatori compiere le proprie scelte imprenditoriali, sulla base di regole e tempistiche ancora poco chiare e certi
Così inizia la lettera di Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, a Romani. Quali sono i problemi del nuovo registro? Eccoli:

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Alla data del 22 luglio non è ancora pubblicata la graduatoria corretta degli impianti ammessi al registro, e non è altresì pubblicata la graduatoria che contiene la lista dei progetti che probabilmente verranno “ripescati” in sostituzione dei grandi impianti che saranno entrati in esercizio entro il 31 agosto
Sentire di impianti fotovoltaici “ripescati” rende abbastanza bene lo stato in cui il quarto conto energia di Romani ha ridotto il settore dell’energia fotovoltaica. Ma c’è di peggio: il software per l’inserimento dei dati nel portale del Gse non funziona. Spiega Chianetta:
Nella stessa iscrizione al registro, ossia nell’inserimento di dati e documenti nel portale GSE si sono verificati molteplici problemi tecnici. Diversi errori evidenti nella prima versione della graduatoria, rivelano l’estrema difficoltà di gestione di un meccanismo dimostratosi macchinoso e inefficiente con conseguenti danni per l’intero comparto. Il GSE si è ritrovato a dover applicare in poco tempo un sistema errato all’origine e a dover fronteggiare le conseguenti problematiche con un inevitabile sovraccarico di lavoro
E ancora, altri problemi derivanti dal bonus del 10% sull’incentivo per i pannelli fotovoltaici costruiti con componenti prevalentemente europee: per ottenerlo ci vogliono i certificati di ispezione di fabbrica anche su impianti in costruzione o già entrati in esercizio dal 1 giugno. Le aziende stanno correndo per ottenere le certificazioni ma, in pieno stile italiano, rischiano di essere tagliate fuori dall’incentivo per la lentezza di tutto il sistema di certificazione che, ad oggi, non ammette la possibilità che l’imprenditore faccia una semplice autocertificazione che poi verrà verificata nei mesi successivi.
E, ultimo ma di sicuro non meno importante, il famoso tetto agli incentivi. Spiega Chianetta:
l’incentivo totale per l’elenco A del registro equivale a 299.512.789 euro – totale che comprende 21 impianti, il cui costo incentivo è però palesemente errato (si parla ad esempio di un costo pari a 281 euro per un impianto da 1Mw). E anche se il costo venisse corretto, lo sforamento del CAP sarebbe di circa 5,5 milioni di Euro, che porterebbe obbligatoriamente a dover depennare dal registro gli ultimi 20 impianti
Benvenuta burocrazia, addio fotovoltaico italiano.

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Cosa sappiamo di Anders Breivik

Stando alle ricostruzioni della polizia, Breivik ha prima posizionato la bomba a Oslo, poi si è diretto con un traghetto a Utøya. Lì, vestito in modo da sembrare un agente di polizia, ha detto di essere arrivato per verificare la sicurezza dei ragazzi che stavano partecipando al campo estivo dei Giovani laburisti. Ha fatto radunare tutti in un’area e poi ha cominciato a sparare. Per novanta minuti, fino all’esaurimento delle munizioni, ha sparato metodicamente e ha dato loro la caccia fino alla costa e al mare. A Utøya è stata accertata la morte di 85 persone ma la polizia teme ancora che la stima possa salire: ci sono 4 persone disperse e molti feriti gravi.
Nel corso della serata di ieri sono emersi online due documenti che Breivik aveva pubblicato prima di mettere in pratica gli attacchi. Il primo è un lunghissimo testo, quasi 1500 pagine, in cui Breivik descrive la sua ideologia e le sue posizioni politiche, descrivendosi come un crociato, un cristiano pronto alla guerra per difendere l’Europa dalla minaccia della dominazione islamica e marxista. Le ultime pagine del testo sono però un diario dettagliatissimo della preparazione dei due attacchi. Breivik racconta la pianificazione degli attacchi, cominciata nel 2009, e gli ottanta giorni che gli sono serviti a reperire i fertilizzanti e le sostanze con cui ha sintetizzato l’esplosivo. Racconta le tecniche utilizzate, le difficoltà incontrate. Il tutto è spezzato da racconti più normali, in cui Breivik spiega di aver vissuto con la madre per poter avere più soldi da dedicare ai suoi piani, in cui racconta come depistava i suoi amici e come passava il tempo libero, guardando episodi delle serie tv True blood o The Shield, oppure il festival musicale Eurovision.
Breivik descrive la bomba di Oslo come la “operazione A”, mentre la “operazione B” è quella portata a termine a Utøya, per la quale Breivik ha acquistato una gran quantità di armi e munizioni. Molti dettagli del racconto – e la lucidità con cui sono resi – sono raccapriccianti per il loro distacco, specie nei passaggi in cui Breivik si chiede che facce faranno quanti lo vedranno vestito da poliziotto o si chiede come e se sarà trovato dalle forze dell’ordine. Il video caricato su Youtube è un riassunto di quel testo: alla fine appaiono delle foto di Breivik, una di queste lo ritrae armato. Nel testo Breivik sembra alludere agli attacchi parlando di una “operazione di marketing” collegata al libro.
Il New York Times scrive che il manifesto è stato pubblicato “poche ore prima degli attacchi”. Il testo è firmato Andrew Berwick, una versione inglesizzata del nome del sospettato e le autorità lo considerano autentico. Il titolo del testo è “2083: Una dichiarazione di indipendenza europea”. Al suo interno si parla anche di un incontro segreto di “Cavalieri Templari” tenutosi a Londra nell’aprile del 2002: Breivik scrive che all’incontro parteciparono nove persone da otto diversi paesi europei e le autorità stanno indagando sulla loro esistenza e sulla loro identità.

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mercoledì 20 luglio 2011

Giappone, svolta del premier "Futuro senza nucleare"

TOKYO - Il premier giapponese Naoto Kan ha dichiarato che il Giappone deve ridurre la propria dipendenza dell'energia nucleare e puntare verso una società in grado di farne a meno. Tenuto conto della gravità dell'incidente di Fukushima, "non si può più sostenere che la politica condotta fino ad oggi garantisca la sicurezza dello sfruttamento dell'energia nucleare. Dobbiamo concepire una società che possa farne a meno", ha spiegato Kan in conferenza stampa. Parlando del disastro di marzo, il primo ministro ha affermato che "ci potrebbero volere cinque, dieci anni o anche più per il definitivo smantellamento dei reattori della centrale".

"Riduzione a favore delle energie rinnovabili". Secondo il capo del governo nipponico è necessario rivedere i fondamentali della politica energetica del Paese che, prima dell'incidente alla centrale nucleare, prevedeva un aumento della quota di elettricità fornita dal nucleare fino al 50% entro il 2030, contro il 30% nel 2010. Kan è a favore di una "riduzione progressiva" della quota nucleare a favore delle energie rinnovabili, solare, eolico e da biomassa, con l'obiettivo finale di un abbandono completo del nucleare.

In Giappone ci sono attualmente 54 reattori, di cui solo 19 in funzione: gli altri 35 sono fermi, alcuni a causa del terremoto, altri per manutenzione. Un blocco che, ha spiegato il premier, assicura comunque una produzione energetica sufficiente sia per l'estate sia per l'inverno. Il governo ha imposto che prima di essere riavviati vengano sottoposti a nuovi e severi test di resistenza ad eventi catastrofici naturali. Il dibattito su una legge quadro sulle energie rinnovabili dovrebbe cominciare domani in Parlamento.

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Berlusconi indagato per le pressioni contro Santoro

ROMA - Il premier Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Roma per abuso di ufficio in relazione alle presunte pressioni esercitate nel 2009 per sospendere la trasmissione 'Annozero' di Michele Santoro.

Con il presidente del Consiglio sono iscritti, anche loro per abuso di ufficio, l'ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e l'ex direttore generale della Rai, Mauro Masi. L'atto istruttorio deciso dal procuratore Giovanni Ferrara giunge dopo che il tribunale dei ministri ha restituito a piazzale Clodio il fascicolo di indagine, nato a Trani, dichiarandosi incompetente a giudicare il caso. Per i giudici, in sostanze, le 18 telefonate a Innocenzi e Masi al centro dell'inchiesta sono state effettuate da Berlusconi non nella sua veste di presidente del Consiglio.

L'iscrizione nel registro degli indagati arriva dopo la decisione del Tribunale dei Ministri di restituire il fascicolo alla Procura di Roma.

Gli inquirenti capitolini hanno preso atto della decisione (non vincolante) del tribunale del ministri: secondo il collegio speciale per reati ministeriali nella condotta di Berlusconi non è prefigurabile  la concussione ai danni dell'ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi, né le minacce ai danni dell'Autorità Garante delle Comunicazioni per far chiudere Annozero, come ipotizzato a Trani. Su queste due fattispecie il tribunale ha archiviato la posizione del premier.

Per il tribunale dei Ministri è, invece, configurabile l'ipotesi di abuso d'ufficio per tutti e tre i protagonisti
della vicenda. A questo punto i pm romani  dovranno decidere se concludere l'attività istruttoria con il deposito degli atti, attività che prelude la richiesta di rinvio a giudizio, o formalizzare al gip una richiesta di archiviazione.

Le reazioni. Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl e avvocato del premier ricorda che "il Tribunale dei Ministri ha già archiviato tutte le accuse originariamente mosse proprio al Presidente Berlusconi". Dicendosi sicuro che anche la Procura seguirà la stessa strada. Per il segretario dell'Usigrai Carlo Verna, si apre adesso "una sorta di possibile processo al sistema del conflitto di interessi, che sta strangolando la Rai e la democrazia. Laddove possibile l'Usigrai chiederà la costituzione di parte civile. Ma mentre la giustizia farà il suo corso, occorreranno comportamenti limpidi dei vertici aziendali ai quali fin d'ora facciamo sapere che l'Usigrai non sottoscriverà la transazione con cui si accompagna Michele Santoro alla porta".

La vicenda. Diciotto telefonate per 'bloccare' Annozero. La bufera delle intercettazioni del caso Rai-Agcom, scoppiato a marzo 2010 con la pubblicazione dei primi stralci, e il braccio di ferro con Michele Santoro è stato uno dei capitoli più spinosi della gestione dell'ex dg Rai Mauro Masi a Viale Mazzini. Ma ha sollevato polemiche anche sull'indipendenza dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, fino alle dimissioni del commissario Giancarlo Innocenzi, arrivate il 24 giugno dello scorso anno.

"Questa volta nessun editto bulgaro ci fermerà", tuonava Michele Santoro il 18 marzo sul divano rosso di Serena Dandini a Parla con me. Si era nel pieno del caos intercettazioni e solo due giorni prima il conduttore di Annozero aveva parlato per due ore davanti ai pubblici ministeri di Trani delle presunte pressioni per fermare il suo programma. Il 26 marzo, in un clima da stadio al Paladozza di Bologna, nel corso di Raiperunanotte Santoro avrebbe 'messo in scena' con le voci di attori i colloqui di Berlusconi, Innocenzi e Masi facendo 'prendere corpo' al disegno di chiudere il programma di Rai2.

Intanto il vertice dell'azienda non stava a guardare: il 24 marzo Viale Mazzini annunciò l'intenzione di chiedere alla procura di Trani gli atti dell'inchiesta Rai-Agcom, ma anche di non avviare nessun audit su Masi che, forte del sostegno della maggioranza, ribadì la volontà di "andare avanti": "Per me contano gli atti e i fatti aziendali. Mi sono sempre comportato nel pieno rispetto delle regole. Ho mandato in onda tutte le trasmissioni cercando soltanto di garantire la loro conformità alle normative vigenti".

Il 18 maggio il colpo di scena, con l'annuncio dell'accordo consensuale tra Santoro e l'azienda al quale mancava solo la firma. Una firma che non sarebbe arrivata mai. A fine luglio il Cda stabilì che dal 23 settembre Annozero sarebbe stato ancora in palinsesto. Si preparava una nuova stagione di battaglie e polemiche: nell'anteprima della prima puntata, Santoro pronunciò il celebre 'vaffa...nbicchiere'". Tre settimane dopo, la decisione del dg di sospendere il giornalista. Nella puntata successiva, la contromossa del conduttore: il ricorso al collegio arbitrale per ottenere l'immediata sospensione della sanzione. Lo scontro avrebbe toccato il culmine nel botta e risposta in diretta nella puntata del 27 gennaio scorso, quando Masi chiamò Annozero per 'dissociarsi' in diretta dalla puntata sul caso Ruby e il conduttore gli rispose a brutto muso.

L'ultima frecciata il 28 aprile scorso, quando Santoro ha annunciato al pubblico l'addio di Masi alla Rai facendo "un forte, fortissimo, ancora più forte in bocca a lupo" alla Consap, di cui l'ex dg Rai è diventato amministratore delegato.
A giugno, poi, sarebbe arrivato il divorzio tra lo stesso giornalista e la tv pubblica.

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venerdì 15 luglio 2011

Inflazione, l’Istat conferma: "A giugno registra un +2,7% su anno"

 
Nel mese di giugno l'inflazione registra un aumento dello 0,1% rispetto al mese di maggio e del 2,7% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (era +2,6% a maggio 2011). Il dato definitivo, reso noto dall'Istat, conferma la stima provvisoria. L'inflazione acquisita per il 2011 è pari al 2,3%. L'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, sale al 2,1%, con un'accelerazione di tre decimi di punto percentuale rispetto a maggio (+1,8%). Al netto dei soli beni energetici, il tasso di crescita tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo sale al 2,2% dal 2,1% di maggio.
La crescita tendenziale dei prezzi dei beni è stabile al 3%, mentre quella dei prezzi dei servizi sale al 2,6% dal 2,3% del mese precedente. Come conseguenza di tali andamenti, il differenziale inflazionistico tra beni e servizi diminuisce di tre decimi di punto rispetto al mese di maggio. La principale spinta all'aumento dell'indice generale a giugno deriva dal rialzo congiunturale dell'1,1% dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti, che determina una netta accelerazione del loro tasso tendenziale di crescita (5,2%, dal 4,2% di maggio).
Un impatto significativo deriva anche dagli aumenti su base mensile dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, in larga parte legato a fattori stagionali, e dei prezzi degli alimentari lavorati (per entrambi +0,4%). Effetti di contenimento, invece, si devono al calo congiunturale dei prezzi degli energetici non regolamentati (-1,4%), degli Alimentari non lavorati (-0,3%) e dei Beni durevoli (-0,2%).
I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza diminuiscono dello 0,1% su base mensile e si stabilizzano al 3,5% su base annua. Un rialzo congiunturale dello 0,3% si rileva per i prezzi dei prodotti a media frequenza di acquisto che crescono del 2,7% rispetto a giugno 2010. L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,1% su base congiunturale e del 3% su base annua (lo stesso valore registrato a maggio). Anche in questo caso si conferma la stima preliminare.
 

martedì 12 luglio 2011

Afghanistan, esplode un ordigno: morto un soldato italiano


Un altro soldato italiano ucciso in Afghanistan: il primo caporal maggiore Roberto Marchini, 28 anni, appartenente all'8/o Reggimento Genio Guastatori Folgore di Legnago (Verona) è saltato su uno di quegli ordigni che era specializzato a disinnescare. E' la 40ma vittima dal 2004. Originario di Viterbo, Marchini era al suo ultimo giorno di missione in Afghanistan. L'attentato stamani, a circa 3 chilometri a ovest dalla 'Fob Lavaredo', la base avanzata del contingente italiano nel distretto di Bakwa, nella 'calda' provincia di Farah. Si tratta dello stesso distretto nel quale 10 giorni fa, il 2 luglio, è stato ucciso il caporal maggiore scelto Gaetano Tuccillo, anch'egli vittima di un 'Ied', uno di quegli ordigni esplosivi rudimentali ma molto potenti che mietono centinaia di vittime in Afghanistan, soprattutto tra i civili.
Ancora poco chiara la dinamica. Alla Difesa spiegano che Marchini era impegnato in un'attività di ricognizione insieme a militari afgani, quando è stato investito dall'esplosione. Sembra che il geniere si trovasse a piedi, davanti al mezzo, e fosse impegnato a disinnescare un ordigno che era stato poco prima ritrovato lungo una strada. Il parà della Folgore era al suo ultimo giorno di missione: una volta rientrato dal servizio che stava svolgendo e che gli è costato la vita, sarebbe dovuto partire per l'Italia. Era alla sua terza missione all'estero.
Il generale Pilosio: "Grande compostezza della famiglia" - "I genitori di Roberto Marchini, il padre Francesco e la mamma Pina, hanno reagito con grande compostezza e dignità alla notizia della morte del proprio figlio, di appena 28 anni, avvenuta in Afghanistan". Lo ha detto il generale Giuseppe Pilosio, vicecomandante del Comando militare della Capitale, che questa mattina ha informato la famiglia Marchini dell'uccisione del militare. Per quanto riguarda la dinamica dell'attentato di cui è rimasto vittima il primo caporal maggiore Marchini, il generale Pilosio si è limitato a dire che "sono in corso indagini". L'ufficiale ha infine detto che un'auto dell'Esercito con a bordo un ufficiale psicologo sta accompagnando a Caprarola la sorella di Roberto Marchini, Elisa, che vive e lavora a Tivoli (Roma). Anche i genitori del militari ucciso sono assistiti da ufficiali psicologhe.
Sono tutte a mezz'asta le bandiere negli edifici pubblici di Caprarola, in provincia di Viterbo, dove risiedeva Roberto Marchini, il militare italiano di 28 anni ucciso in Afghanistan. Lo ha deciso il sindaco del paese, Eugenio Stelliferi. "Il giorno dei funerali - ha aggiunto - verrà proclamato il lutto cittadino. Inoltre verrà allestita una camera ardente dove tutti i cittadini di Caprarola potranno rendere omaggio alla salma di Roberto". Circa due anni e mezzo fa, il Comune di Caprarola aveva premiato con una medaglia ricordo tutti i militari residenti in paese che avevano partecipato a missioni all'estero. In quei giorni Roberto Marchini si era appena arruolato nell'Esercito.
Il dolore dei commilitoni a Legnano - Commozione e profondo dolore tra i commilitoni di Roberto Marchini. Il giovane geniere era giunto a Legnago il 2 agosto del 2005. "Una persona eccellente. Un ragazzo d'oro sempre allegro" è il suo ricordo in caserma. Marchini era molto legato alla divisa, "attaccato al suo dovere", e sul pioano professionale è ricordato come un "eccellente guastatore" facente parte di un team specializzato proprio nell'opera di ricognizione e individuazione degli ordigni.
Figlio di un artigiano e di una casalinga, che vivono a Caprarola (Viterbo), Marchini ha una sorella, che lavora come infermiera in una clinica di Tivoli. Dalla sua abitazione è uscito in lacrime il sindaco di Caprarola Eugenio Stelliferi: "Lo conoscevo - ha detto - e conosco bene tutta la sua famiglia. E' brava gente, semplice. Per tutto il paese è un giorno tristissimo, di lutto e di dolore".

lunedì 11 luglio 2011

Lodo Mondadori, Fininvest condannata dovrà pagare 560 milioni alla Cir

I giudici della Corte d'Appello di Milano impongono alla holding del Biscione il risarcimento a favore della holding di Carlo De Benedetti. La sentenza è immediatamente esecutiva. I giudici: "Berlusconi correo di corruzione". La Cir: "Sentenza conferma che ci fu corruzione ed è estranea all'attualità politica"

 MILANO - La Fininvest dovrà pagare. I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno condannato la holding del Biscione a risarcire Cir per la vicenda del Lodo Mondadori per 540 milioni circa di euro alla data della sentenza di primo grado dell'ottobre 2009, più gli interessi e le spese decorsi da quel giorno. La cifra quindi arriverebbe intorno ai 560 milioni di euro 1. Un quarto in meno dei 750 milioni stabiliti in primo grado. La sentenza è immediatamente esecutiva. Furiosa la reazione di Marina Berlusconi 2, mentre la Cir, in una nota, afferma che la sentenza "conferma ancora una volta che nel 1991 la Mondadori fu sottratta alla Cir mediante la corruzione del giudice Vittorio Metta, organizzata per conto e nell'interesse di Fininvest". Definendo il contenzioso giudiziario su Mondadori "riguarda una storia imprenditoriale ed è completamente estraneo all'attualità politica".

SCHEDA: Le tappe della vicenda
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IL TESTO DELLA SENTENZA (pdf) 4

AUDIO Il commento di Massimo Giannini 5

La causa è la conseguenza, in sede civile, di un processo penale finito nel 2007 con le condanne definitive, per corruzione in atti giudiziari, del giudice Vittorio Metta e degli avvocati Cesare Previti 6, Giovanni Acampora e Attilio Pacifico. La Cassazione confermò che la sentenza del 1991 della Corte d'Appello di Roma, sfavorevole a De Benedetti nello scontro con Berlusconi per assicurarsi il controllo della casa editrice, fu "comprata" corrompendo il giudice Metta con almeno 400 milioni di lire provenienti dai conti esteri Fininvest. Il premier venne prosciolto per prescrizione in modo irrevocabile nel novembre 2001.

La sentenza."Per questi motivi la corte accoglie, per quanto di ragione, sia l'appello principale che quello incidentale e per l'effetto in parziale riforma della sentenza del 2009, determina in euro 540 milioni 141 mila 059,32 centesimi l'importo dovuto dalla convenuta alla data del 3 ottobre 2010 quale risarcimento di danno immediato e diretto, e pertanto condanna Fininvest a pagare in favore di Cir s.p.a. tale somma oltre agli interessi legali da detta data al saldo; dichiara compensate per un quarto tra le parti le spese processuali di entrambi i gradi del giudizio; condanna l'appellante Fininvest a riforndere in favore della Cir i residui tre quarti delle spese processuali dei due gradi, come in motivazione partitamente liquidate, per il primo grado in complessivi euro 3 milioni 296 mila, e per il presente grado in complessivi euro 3 milioni 940 mila oltre, per entrambi i gradi di giudizio, al rimborso per le spese generali del 12,5% su diritti e onorari come per legge; pone definitivamente a carico di ciascuna parte per la metà i già liquidati costi della consulenza tecnica d'ufficio; conferma nel resto la sentenza impugnata". Per il giudici, inoltre, il premier è "correo" nel reato di corruzione.

La nota della Cir. "Si è riconosciuto il diritto di Cir a un congruo risarcimento per il danno sofferto - si legge nella nota diffusa dagli avvocati del gruppo Vincenzo Roppo ed Elisabetta Rubini - tale danno, enorme già in origine, si è poi notevolmente incrementato per rivalutazione e interessi in considerazione del lungo tempo trascorso dai fatti. Con particolare soddisfazione si registra il passaggio della sentenza dove si riconosce che, corrompendo il giudice metta, Fininvest tolse a Cir non la semplice chance di vincere nel 1991 la causa sul controllo del gruppo Mondadori-Espresso, ma la privò senz'altro di una vittoria che senza la corruzione giudiziaria sarebbe stata certa".

Il procedimento civile. Avviato nell'aprile 2004, con la richiesta complessiva di un miliardo di risarcimento da parte di Cir, il procedimento civile il 3 ottobre 2009 ha visto la sentenza di primo grado: il giudice Raimondo Mesiano 7aveva stabilito che la holding di De Benedetti "ha diritto" al risarcimento da parte di Fininvest "del danno patrimoniale da perdita di 'chance'" per  "un giudizio imparziale'.  Risarcimento 8 quantificato in 749.995.611,93 euro a cui si aggiungono gli interessi legali, le spese del giudizio e, tra l'altro, due milioni di euro per gli onorari. Pochi giorni dopo il ricorso in appello, a dicembre, era arrivato un accordo tra Finivest e Cir: la prima aveva presentato una fideiussione da 806 milioni 9 rinunciando all'istanza di sospensione, mentre la seconda si era impegnata a non chiedere l'esecuzione del maxirisarcimento fino alla sentenza d'appello.

Il pool di esperti. In vista del verdetto di secondo grado, lo scorso anno, i magistrati avevano nominato un pool di esperti per stabilire "se e quali variazioni dei valori delle società e delle aziende oggetto di scambio fra le parti siano intervenuti tra il giugno del 1990 e l'aprile del 1991, con riguardo agli andamenti economici delle stesse e di evoluzione dei mercati dei settori di riferimento".

Le conclusioni dei consulenti. A settembre 2010 le conclusioni dei consulenti: avevano stabilito che il danno subìto dalla holding della famiglia De Benedetti esisteva anche se, a loro avviso, era minore rispetto alla quantificazione del tribunale. Di recente Berlusconi aveva definito una sua eventuale condanna "una rapina a mano armata" 10. Mentre è di pochi giorni fa la polemica sulla cosidetta norma salva Fininvest 11 inserita e poi tolta dalla Finanziaria dopo dure polemiche. Ed oggi è saltata la visita del premier a Lampedusa 12.

Che cosa accadrà
. A questo punto Cir può, da subito, eseguire il contenuto della sentenza d'Appello. La holding di De Benedetti si potrà rivolgere alle banche, di cui Intesa-Sanpaolo è capofila, per riscuotere la quota della fideiussione da 806 milioni. Fideiussione bancaria valida per 16 mesi, e rinnovabile, posta alla base dell'accordo del dicembre 2009 tra le sue società. Ci potrebbe essere anche, in via del tutto ipotetica, un accordo tra le parti per congelare l'esecutività della sentenza in attesa della conferma definitiva della Cassazione.


La storia della guerra per Mondadori

Dal tradimento Formenton ai giudici comprati la guerra dei vent´anni per l´impero di Segrate

La mediazione di Ciarrapico per arginare Craxi e il Cavaliere
Nel giugno 1990 un primo lodo dà ragione al numero uno di Cir, ma poi a gennaio 1991 il ribaltone con sentenza "aggiustata"
Lo scontro decisivo tra i due gruppi inizia a fine 1989, dopo che De Benedetti nel 1984 era stato chiamato a risolvere il buco Rete4

Ventidue anni di battaglie, sentenze e colpi di scena. Tanto è durata la cosiddetta "Guerra di Segrate" che ha visto i due tycoon dei media italiani, Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi, contendersi il controllo della Mondadori. La sentenza della Corte di Appello di ieri scrive una parola definitiva alla vicenda con un risarcimento a favore della Cir di 560 milioni, per compensare il danno subito per una sentenza comprata con i soldi della Fininvest e per conto di Berlusconi.
Ma ci sono voluti più di vent´anni per ribaltare gli effetti di quella sentenza del gennaio 1991, che a sua volta annullava il risultato del Lodo Mondadori di soli sei mesi prima. E chi ha vissuto quei momenti così intensi oggi li ricorda con un pizzico di nostalgia. Il passaggio cruciale avviene nel dicembre 1989 e viene dipinto dai giornali dell´epoca nella cornice del Castello Sforzesco di Milano, va in scena la prima visita in Italia di Michail Gorbaciov a un mese dal crollo del Muro di Berlino. I presenti descrivono un Carlo De Benedetti scuro in volto e un Silvio Berlusconi raggiante. Che cos´era successo di tanto eclatante? Luca Formenton e la madre Cristina Mondadori erano appena saltati sul carro del fondatore di Canale 5, con il loro pacchetto di azioni Amef decisivo per il controllo della casa editrice di Segrate. Lasciando De Benedetti solo con il suo contratto firmato un anno prima e con il quale si impegnavano a vendere le stesse azioni alla Cir. Un salto della barricata frutto di una decisione sicuramente «difficile e sofferta», come hanno ricordato i protagonisti dell´epoca due anni fa quando contestarono questa ricostruzione dei fatti definita «offensiva e odiosamente sprezzante», ma che resta decisiva poiché permise a Berlusconi di diventare primo azionista di Segrate e da quel pulpito far partire l´offensiva che lo portò a trattare da posizioni di forza la spartizione successiva.
Il cambio di cavallo dei Formenton è ancora più inspiegabile se si considera che De Benedetti era entrato nella Mondadori chiamato da Mario, marito di Cristina Mondadori e padre di Luca, quando la casa editrice entrò in fibrillazione per l´avventura rivelatasi disastrosa di Retequattro nel settore televisivo. Nel 1984 Formenton insieme a De Benedetti mette a punto un piano che prevede la vendita di Retequattro a Berlusconi che aveva già Canale 5 e Italia 1, l´arrivo al vertice di Segrate di un manager promettente come Franco Tatò e un aumento di capitale da 60 miliardi di lire. Una manovra necessaria per mettere in sicurezza una casa editrice che quell´anno chiudeva i conti con 940 miliardi di lire di ricavi, 400 miliardi di debiti e 240 miliardi di perdite. Solo l´avventura tv aveva provocato un buco da 150 miliardi e occorreva correre ai ripari. Quando nel 1985 si conclude l´aumento di capitale con la nascita della Amef, la holding che prende sotto di sé il 51% della Mondadori, Leonardo Mondadori propone l´ingresso di Berlusconi nell´azionariato ma Formenton impone che abbia una quota pari alla metà di quella riservata all´Ingegnere. La scomparsa di Mario Formenton nel 1987 complica le cose, i rapporti interni alla famiglia che fino a quel momento ha retto le sorti dell´azienda si inaspriscono. La prima svolta arriva nell´aprile 1988 quando un´assemblea infuocata sancisce una nuova maggioranza a Segrate frutto dell´alleanza De Benedetti-eredi Formenton che estromette dal consiglio di aministrazione Laura e Leonardo Mondadori e i loro alleati, tra cui Berlusconi. Il passaggio viene descritto così da Luca Formenton, allora 34 enne, in un´intervista al Sole 24 Ore: «Per quanto riguarda l´alleanza con De Benedetti posso dire che mio nonno ne sarebbe contento: per Arnoldo la famiglia era l´azienda. E sia Arnoldo che mio padre hanno trasferito lo spirito della famiglia nello stile aziendale. Oggi noi pensiamo di aver posto le basi per lo sviluppo di un gruppo che ha più settemila dipendenti e oltre mille miliardi di fatturato». L´alleanza strategica viene formalizzata poco dopo da un accordo scritto in cui i Formenton si impegnano a vendere alla Cir le loro azioni Amef entro il 31 gennaio 1991. È questo l´atto intorno a cui ruoterà tutta la vicenda legale e giudiziaria della Mondadori. Ed è a questo punto che Berlusconi imprime un colpo d´acceleratore alla sua strategia di contrasto a De Benedetti, condotta senza esclusione di colpi. E in quel dicembre 1989, al Castello Sforzesco, i suoi sforzi sembrano avere successo. I Formenton non hanno saputo resistere al suo corteggiamento e alle pressioni del cugino Leonardo che già si era imbarcato da quella parte, pur sapendo di tradire l´orientamento preso pochi anni prima da Mario. Così a gennaio 1990 Berlusconi può diventare presidente della Mondadori, sbarca con il suo elicottero nel giardino del palazzo di Segrate, in quel momento è il padrone di un impero editoriale immenso che controlla tre reti tv, Repubblica, Il Giornale, Panorama, l´Espresso, Epoca e 15 quotidiani locali. L´autorità antitrust non è ancora nata e De Benedetti si affida a un arbitrato per far valere le sue ragioni. Il "Lodo Mondadori" del giugno 1990 ad opera di un collegio composto da Carlo Maria Pratis, Pietro Rescigno e Natalino Irti dà pienamente ragione alla Cir. Ma il giudizio verrà ribaltato sei mesi dopo, nel gennaio 1991, ed è quello incriminato. Con il ritorno in sella di Berlusconi la situazione diventa però insostenibile, anche politicamente. A Roma Giulio Andreotti è preoccupato del rafforzamento di Bettino Craxi in virtù del suo stretto legame con il Cavaliere: bisogna trattare e arrivare a un accordo. L´uomo della mediazione è Giuseppe Ciarrapico ma le delegazioni al tavolo della negoziazione sono guidate dall´avvocato Vittorio Dotti per la parte Berlusconi e da Arnaldo Borghesi, ai tempi direttore generale della Cofide. L´intesa viene trovata nel maggio 1991 e prevede la separazione tra la Mondadori, che va a finire sotto l´ombrello di Berlusconi, e L´Editoriale Espresso che torna nell´orbita di De Benedetti. La battaglia societaria e borsistica è finita ma qualche anno dopo inizierà quella nelle aule dei tribunali culminata nella sentenza di ieri.

sabato 9 luglio 2011

Dov’è più alta la disoccupazione giovanile?

Il dato sulla disoccupazione giovanile, quella delle persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni, è un valido indicatore per capire come se la stanno cavando i paesi che affrontano la crisi economica. Gli Stati, specialmente europei, che avevano già problemi seri ai loro sistemi economici hanno subito maggiormente gli effetti della crisi sul piano occupazionale, con una contrazione considerevole di posti di lavoro disponibili.
Il grafico dell’Economist mostra la differenza nei livelli di disoccupazione giovanile tra il primo trimestre del 2008, l’anno in cui sono iniziati per molti paesi i problemi legati alla crisi economica, e il primo trimestre di quest’anno. Le barre azzurre mostrano il livello di disoccupazione di tre anni fa, quelle blu scuro quello di quest’anno. La disoccupazione giovanile è aumentata sensibilmente in quasi tutti i paesi indicati nel grafico, fatta eccezione per la Turchia (invariato) e per la Germania.


Uno dei dati più interessanti è quello della Spagna, passata dal 21 per cento circa di disoccupazione giovanile del 2008 al 44 per cento circa del 2011. Il paese ha un mercato del lavoro relativamente rigido e diviso tra chi ha grandi garanzie e protezioni sul proprio impiego e chi è tagliato fuori da questo sistema, condizione che porta a doversi arrangiare con lavori temporanei spesso di scarso valore. Il mercato del lavoro dell’Irlanda è più flessibile, eppure il paese fatica ugualmente: il tasso di disoccupazione giovanile in tre anni è passato dal 10 per cento circa al 29 per cento. In Italia l’aumento è stato sensibile, ma inferiore rispetto a Spagna e Irlanda: dal 21 per cento circa al 29 per cento.

Lo Shuttle è partito per l’ultima volta

 

Oggi, intorno alle 17.26, lo Space Shuttle Atlantis è partito per la sua ultima missione in orbita. Il lancio è anche l’ultimo nella storia del programma Shuttle, che si conclude dopo oltre 40 anni di attività e 135 voli nello Spazio.
Tra incertezze sul futuro dei voli spaziali e delle stesse missioni della NASA, l’Atlantis raggiungerà l’orbita terrestre e successivamente si aggancerà per l’ultima volta alla Stazione Spaziale Internazionale. Oltre ai quattro membri dell’equipaggio, lo Shuttle trasporta rifornimenti e materiali per la ISS, contenuti nel modulo Multi-Purpose Logistics Module, che viene collegato alla Stazione attraverso il braccio meccanico dell’astronave e che successivamente viene riempito di rifiuti e scarti prima di essere inserito nuovamente nella stiva dell’Atlantis. Quello di oggi è il 166esimo volo con esseri umani organizzato dagli Stati Uniti e la 33esima e ultima missione per l’Atlantis.

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lunedì 4 luglio 2011

Norma pro Berlusconi nella manovra Il governo blocca il Lodo Mondadori



Una norma inserita nella manovra economica potrebbe sospendere l’esecutività del mega risarcimento da 750 milioni di euro a carico della Fininvest e a favore della Cir di Carlo De Benedetti, se fosse confermato in appello dai giudici di Milano il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori.

Sospesa in appello l’esecuzione delle condanne civile che superano i 10 milioni di euro e stop in Cassazione per quelle che vanno oltre 20 milioni di euro in cambio di “idonea cauzione”. E’ quanto prevede il testo definitivo della manovra inviato al Quirinale che modifica due norme del codice di procedura civile, in particolare aggiungendo un comma all’articolo 283 e un periodo al primo comma dell’articolo 373.

L’articolo 283 prevede che “il giudice d’appello, su istanza di parte, proposta con l’impugnazione principale o con quella incidentale, quando sussistono gravi e fondanti motivi, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti, sospende in tutto o in parte l’efficacia esecutiva o l’esecuzione della sentenza impugnata, con o senza cauzione”. Viene aggiunto un ulteriore comma che stabilisce che la sospensione “è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a 10 milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione”.

L’articolo 373 del codice prevede invece che “il ricorso per Cassazione non sospende l’esecuzione della sentenza. Tuttavia il giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata può, su istanza di parte, qualora dall’esecuzione possa derivare grave e irreparabile danno, disporre con ordinanza non impugnabile che l’esecuzione sia sospesa o che sia prestata congrua cauzione”. A tale comma viene aggiunto un periodo che stabilisce che “la sospensione prevista è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a 20 milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione”.

E’ in questa norma che  potrebbe rientrare la sentenza di appello nella causa sul Lodo Mondadori attesa in questi giorni. In primo grado Fininvest era stata condannata a risarcire al gruppo De Benedetti 750 milioni di euro a titolo di risarcimento del danno subito per la corruzione nella vicenda giudiziaria.

Intanto, il testo del decreto legge sulla manovra economica è stato trasmesso al Colle. Testo al vaglio ora dei tecnici del Quirinale. Ieri era scoppiato un piccolo giallo con la nota della presidenza della Repubblica che avvisava il governo di non aver ancora ricevuto nulla dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Un manovra che, per ora, viene accolta positivamente dalla Commissione europea. Il portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari ha dichiarato: “L’adozione della finanziaria multiannuale del governo italiano è positiva, poiché è in linea con le raccomandazioni, appena adottate, che chiedevano di prendere – continua – tutte le misure necessarie, senza ritardi, per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014 e accelerare la riduzione del debito pubblico molto elevato” ma aggiunge “dato che i dettagli delle misure non sono ancora disponibili – conclude – non possiamo valutarli a pieno in questa fase”. Ma vediamo cosa contiene la tanto criticata manovra, composta da 39 articoli e 2 allegati.

Pensioni: confermata la stretta della rivalutazione automatica per il biennio 2012-2013. In primis sui trattamenti pensionistici superiore a 5 volte il trattamento minimo di pensione Inps. Per quelle, invece, che rientrano nelle fasce di importo dei trattamenti pensionistici compresi tra 3  e 5 volte il minimo, la rivalutazione viene ridotta ridotto del 45%. Un freno, dunque, per i trattamenti oltre i 1.428 euro. Viene poi confermato l’aumento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato. Si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 con l’ultimo scaglione. Viene fissato, invece, al 2014, anziché 2015, l’avvio della misura che aggancia l’età pensionabile alla speranza di vita.

Rinnovabili: le prime informazioni sul testo confermano il ritorno del taglio del 30% degli incentivi e delle agevolazioni in bolletta per le energie rinnovabili. Ma è giallo sulla presenza all’interno del testo del passaggio: “Allo scopo di ridurre il costo finale dell’energia per i consumatori e le imprese a decorrere dal 1 gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici – si legge ancora – e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010″.

Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, fa sapere con una nota: ”Non mi risulta che nel testo della manovra inviata al Quirinale, sia stata reintrodotta la norma che prevede il taglio del 30% di incentivi e agevolazioni relative alle forniture di energia elettrica”. E il ministro per lo Sviluppo Paolo Romani conferma: ‘Nel testo definitivo della manovra finanziaria inviato al Quirinale non c’è nessun taglio degli incentivi per le energie rinnovabili”.

Tagli ai costi della politica: sforbiciata solo del 10 %. Viene tagliato di questa percentuale il finanziamento dei partiti politici che, cumulandosi con i precedenti, “porta ad una riduzione complessiva del 30 %”. Lo prevede l’art. 6 della manovra inserito nel capitolo dei “tagli alla politica” del decreto della manovra che è stato consegnato al Quirinale.

Tagli ai privilegi: i tanto costosi voli con gli aerei di Stato potranno essere effettuati solo dalle 5 alte cariche dello Stato. Ovvero: al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Corte Costituzionale. Tutte le “eccezioni” devono essere specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato”.

Stipendi dei parlamentari adeguati alla media europea: i salari dei parlamentari e dei grand commis non potranno superare i livelli medi di degli stipendi europei previsti per cariche omologhe. Ci sono, però, delle eccezioni, comei vertici di Bankitalia. Nell’art.1 si legge: “Per i componenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, il costo relativo al trattamento economico omnicomprensivo annualmente corrisposto in funzione della carica ricoperta non può superare la media del costo relativo ai componenti dei parlamenti nazionali”. Lo stesso limite vale “per i titolari di cariche elettive e incarichi di vertice o per i componenti degli organismi, enti e istituzioni”. Fra questi: Consob, Cnel, Antitrust, le autorità amministrative indipendenti, i presidenti di Regioni, Province, sindaci, consiglieri, provinciali e comunali.

Tagli dei benefici alle ex cariche politiche e di Stato: l’art. 4 del testo della manovra prevede che “fatta eccezione per il Presidente della Repubblica, e ferme restando le norme in materia di sicurezza nazionale e protezione personale, è previsto che dopo la cessazione dell’ufficio, i titolari – si legge ancora – di qualsiasi incarico o carica pubblica anche negli organi costituzionali e regionali, a loro favore non possono essere utilizzati immobili pubblici, anche ad uso abitativo, né destinato personale pubblico, né messi a disposizione mezzi di trasporto o apparati di comunicazione e di informazione appartenenti ad organi o enti pubblici o da questi comunque finanziati”. Non vengono, però, tagliati i tanto contestati privilegi agli ex presidenti di Camera e Senato, si legge, infatti, nel testo: “Per la cessazione dei benefit dei presidenti di Camera e Senato le “opportune deliberazioni saranno prese dalle rispettive Assemblee”.

Tagli ai costi delle auto blu: l’art.2 del testo della manovra economica prevede che “la cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc”. Ma anche qui ci sono delle eccezioni, come per i voli di Stato, “fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al Presidente del Consiglio e le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza”.  Stretta anche sui rinnovi del parco macchine. “Le auto attualmente in servizio – si legge nel testo – possono essere utilizzate solo fino alla loro dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite”. Vengono poi disposte “modalità e limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne numero e costo”.

Superbollo: previsto un innalzamento della tassa sulle automobili potenti. E’ prevista, infatti, “un’addizionale erariale da dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225 a partire già dal 2011 e da versare alle entrate dl bilancio dello Stato”.

Stangata su depositi titoli: è prevista una nuova imposta per chi possiede titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative sui depositi di titoli può salire dal 2013 fino a 380 euro per i depositi il cui valore è superiore a 50mila euro. Si passa da 10 euro mensile a 120 annuale. Dal 2013 poi per gli importi sotto i 50mila euro si va dai 12,50 euro mensile ai 150mila annuali e per quelli sopra i 50mila euro, dai 31,66 mensili ai 380 euro annui.

Aumenta l’Irap per banche e assicurazioni: è previsto l’aumento delle aliquote Irap per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie, per le banche sale al 4,65% mentre, per le assicurazioni l’aliquota sale al 5,90%.

Dipendenti pubblici: viene prorogato di un anno il blocco del turn over, con delle eccezioni: corpi di polizia e vigili del fuoco. Poi viene confermato il congelamento degli aumenti degli stipendi  fino al 2014 e la stretta sulle assenze nel pubblico impiego.

Spunta la norma “anti-badanti”: in pratica un/a ultrasessantenne che dovesse sposare una donna/uomo di almeno vent’anni di meno, non potrà far avere a lei/lui la pensione di reversibilità se non dopo dieci anni dal matrimonio. Una norma nata sull’onda di casi di anziani circuiti dalla proprie badanti. Una norma che, certamente, susciterà molte polemiche.

E sulla norma che potrebbe salvare Berlusconi dal pagamento del Lodo Mondadori, l’opposizione va all’attacco. ”Sono senza vergogna, è scandaloso che in una finanziaria che prefigura lacrime e sangue per il Paese sia contenuta una norma di classe, che consente ai più ricchi dilatare il regolare corso della giustizia e che, guarda caso, molto probabilmente farà tirare un sospiro di sollievo alle aziende del presidente Berlusconi”. Così la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti sul comma della manovra economica che blocca l’immediata esecutività delle condanne in appello superiori ai 20 milioni di euro.

“Si tratta di una norma nascosta alla fine dell’articolo 37 della manovra – denuncia – che modificando l’articolo 373 del codice di procedura civile, guarda caso, interviene sul processo Fininvest-Cir, quello sulla vicenda del Lodo Mondadori imponendo l’automatica esecuzione della sentenza che ha condannato Fininvest a risarcire Cir con 750 milioni di euro. Siamo davanti ad una norma ‘pro Berlusconi’, altro che “partito degli onesti”, anche in momenti così difficili il premier non dimentica gli interessi delle proprie imprese”.

La manovra arriva al Quirinale Tagli agli incentivi per l'energia

La manovra arriva al Quirinale Tagli agli incentivi per l'energia

Nel provvedimento spunta di nuovo la riduzione del 30 %  delle agevolazioni energetiche in bolletta. Confermati il blocco delle rivalutazioni delle pensioni, lo stop al turn over e agli aumenti nel pubblico impiego, la sforbiciata del 10 % ai costi della politica, il superbollo per le auto di lusso, la regolamentazione dell'uso delle auto e degli aerei "blu". Dai giochi arriveranno 1,4 miliardi di euro in tre anni. E c'è anche il provvedimento "anti-badante"

ROMA - Trentanove articoli e due allegati: è il testo finale del decreto contenente "disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", la manovra economica 2011-2014 approvato dal governo giovedì scorso e oggi trasmesso al Quirinale. Ecco i principali contenuti.

Energie rinnovabili. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - si legge - a decorrere dal primo gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010".

Questo punto è stato oggetto di un "giallo" durato tutta la giornata, visto che i ministri Prestigiacomo e Romani assicuravano che il taglio era stato tolto. Nel testo arrivato al Colle, invece, ci sono, all'interno dell'articolo 35, i commi 10 e 11 che indicano proprio la riduzione.

Superbollo per auto di lusso. Addizionale erariale di dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225.

Pensioni.  Confermato il blocco delle rivalutazioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%".

Età pensionabile. Per le donne nel settore privato,  si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 con l'ultimo scaglione. Fissato al 2014 l'avvio per tutti della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita.

Finanziamento pubblico dei partiti. Nuovo taglio del 10 % che si cumula con i precedenti per un totale del 30 %. .

Election Day. Dal 2012 le elezioni Amministrative e quelle Politiche si svolgeranno "in un'unica data nell'arco dell'anno". Se "nel medesimo anno" si svolgono anche le elezioni Europee, l'election day si terrà "nella data stabilita per le elezioni del Parlamento Europeo"

Aerei e auto blu. Aerei blu solo per le 5 alte cariche dello Stato. Le "eccezioni"devono essere "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc. Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al Presidente del Consiglio e le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza.

Blocco turn over e degli aumenti per gli statali. Stop alle assunzioni "in sostituzione del personale in quiescenza" nel settore pubblico. E congelamento degli aumenti salariali futuri ai dipendenti pubblici.

Regime fiscale a forfait per imprese "giovani". Confermato il regime fiscale di vantaggio, con un consistente taglio del forfait agevolato, portato al 5%, per le nuove imprese aperte da neo-imprenditori, artigiani e professionisti e da coloro che perdono il lavoro. Per ottenere l'agevolazione non è previsto alcun limite d'età della persona fisica.

Salario produttività
. Prorogata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi per il cosiddetto salario di produttività, sulla base di quanto definito da accordi o contratti aziendali.

Riduzione spese per Camera, Senato, Corte Costituzionale, authority Riduzione del 20 % per gli organi di autogoverno. Per le riduzioni di spesa di Camera, Senato e Corte Costituzionale, i tagli "saranno autonomamente deliberati entro il 31 dicembre 2013". I risparmi ottenuti saranno versati al bilancio dello Stato e saranno destinati per "gli interventi straordinari per la fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali".

Razionalizzazione rete carburanti. il fondo per la razionalizzazione della rete potrà essere usato (massimo per il 25%) per contributi alla chiusura degli impianti; i comuni dovranno individuare gli impianti da chiudere. Gli impianti dovranno avere obbligatoriamente un self service sempre in funzione. I gestori potranno vendere altri generi di consumo, ma non sigarette.

Stangata sui depositi titoli. La tassa salirà fino a 380 euro. Arriva un aumento delle aliquote Irap per banche e assicurazioni.

Lampedusa zona franca urbana. Pagamento di tasse e contributi sospeso per i lampedusani fino al 30 giugno 2012. Il decreto della manovra, inoltre, dichiara Lampedusa zona franca urbana.

Norma "antibadante". Un ultrasessantenne che sposa una donna di almeno vent'anni di meno, non potrà far avere a lei la pensione di reversibilità se non dopo dieci anni dal "sì" ufficiale.

Giochi. Bandi di gara per slot, scommesse e poker live, stretta sul gioco illegale e Superenalotto europeo: dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 1,4 miliardi in tre anni.. Nella manovra viene introdotto anche un nuovo 'Bingo a distanza' con un prelievo erariale al 10%.

Deregulation negozi. Via libera, anche se in via sperimentale alla liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura dei negozi (compresa la possibilità di rimanere aperti la domenica e nei giorni festivi) "ubicati nei comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte".

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