lunedì 25 luglio 2011

Fotovoltaico, Assosolare: il registro "Grandi impianti" non funziona

Assosolare scrive a Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico. Oggetto: il nuovo registro grandi impianti del Gse, introdotto con il quarto conto energia. E non è una lettera di complimenti. Al contrario, secondo l’associazione di categoria del solare, il nuovo registro creerebbe enormi problemi alle aziende perché la legge che lo prevede, in buona sintesi, sarebbe fatta male. Così, invece di far nascere l’anagrafe dei grandi impianti cattivi che devastano il territorio, il nuovo registro voluto da Romani farebbe solo nascere grandi problemi:
Egregio Ministro,
a nome di Assosolare vorrei portare alla Sua attenzione alcune gravi criticità inerenti il IV Conto Energia che rendono estremamente difficoltoso per gli operatori compiere le proprie scelte imprenditoriali, sulla base di regole e tempistiche ancora poco chiare e certi
Così inizia la lettera di Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, a Romani. Quali sono i problemi del nuovo registro? Eccoli:

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Alla data del 22 luglio non è ancora pubblicata la graduatoria corretta degli impianti ammessi al registro, e non è altresì pubblicata la graduatoria che contiene la lista dei progetti che probabilmente verranno “ripescati” in sostituzione dei grandi impianti che saranno entrati in esercizio entro il 31 agosto
Sentire di impianti fotovoltaici “ripescati” rende abbastanza bene lo stato in cui il quarto conto energia di Romani ha ridotto il settore dell’energia fotovoltaica. Ma c’è di peggio: il software per l’inserimento dei dati nel portale del Gse non funziona. Spiega Chianetta:
Nella stessa iscrizione al registro, ossia nell’inserimento di dati e documenti nel portale GSE si sono verificati molteplici problemi tecnici. Diversi errori evidenti nella prima versione della graduatoria, rivelano l’estrema difficoltà di gestione di un meccanismo dimostratosi macchinoso e inefficiente con conseguenti danni per l’intero comparto. Il GSE si è ritrovato a dover applicare in poco tempo un sistema errato all’origine e a dover fronteggiare le conseguenti problematiche con un inevitabile sovraccarico di lavoro
E ancora, altri problemi derivanti dal bonus del 10% sull’incentivo per i pannelli fotovoltaici costruiti con componenti prevalentemente europee: per ottenerlo ci vogliono i certificati di ispezione di fabbrica anche su impianti in costruzione o già entrati in esercizio dal 1 giugno. Le aziende stanno correndo per ottenere le certificazioni ma, in pieno stile italiano, rischiano di essere tagliate fuori dall’incentivo per la lentezza di tutto il sistema di certificazione che, ad oggi, non ammette la possibilità che l’imprenditore faccia una semplice autocertificazione che poi verrà verificata nei mesi successivi.
E, ultimo ma di sicuro non meno importante, il famoso tetto agli incentivi. Spiega Chianetta:
l’incentivo totale per l’elenco A del registro equivale a 299.512.789 euro – totale che comprende 21 impianti, il cui costo incentivo è però palesemente errato (si parla ad esempio di un costo pari a 281 euro per un impianto da 1Mw). E anche se il costo venisse corretto, lo sforamento del CAP sarebbe di circa 5,5 milioni di Euro, che porterebbe obbligatoriamente a dover depennare dal registro gli ultimi 20 impianti
Benvenuta burocrazia, addio fotovoltaico italiano.

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