Quello che le diplomazie di tutto il mondo avevano sempre temuto alla
fine è successo: WikiLeak ha pubblicato on line, e senza filtro alcuno,
tutti i 251mila cablogrammi trafugati dal Dipartimento di Stato
americano. Gli stessi documenti che aveva iniziato a diffondere
l’anno scorso in collaborazione con oltre 90 testate giornalistiche.
Questa volta però dai documenti non sarebbero stati eliminati i nomi
degli informatori delle varie ambasciate americane nel mondo
compromettendone la sicurezza e inoltre la pubblicazione non è passata
per il vaglio giornalistico come precedentemente era accaduto.
La direzione di WikiLeaks giustifica la decisione con il fatto
che:”la stampa mondiale non ha abbastanza risorse” per vagliare tutti i
documenti e che comunque i giornali con cui ha collaborato non sono
stati imparziali. L’intero archivio è stato messo dunque on line ed è
consultabile a questi due indirizzi: link 1 e link 2. Il compito di ricercare notizie rilevanti è stato affidato agli utenti.
La pubblicazione è stata preceduta da un sondaggio su Twitter in cui si chiede agli utenti se condividono la scelta di pubblicare integralmente il database. Inoltre in un editoriale
pubblicato ieri da WikiLeak sul proprio sito ha spiegato le ragioni
contenzioso aperto con il quotidiano londinese The Guardian, altro
motivo che avrebbe spinto lo staff a pubblicare tutti i cablogrammi. Il
Guardian è stato uno dei quattro quotidiani, insieme con il New York
Times, il Der Spiegel e El Paìs, con cui WikiLeaks ha collaborato fino
ad ora per la pubblicazione dei documenti riservati. WikiLeaks, e il suo
fondatore Julian Assange, aveva già avuto qualche problema con il
Guardian al momento di stipulare il contratto che garantiva al
quotidiano, insieme agli altri tre, di avere in anticipo i documenti.
Nell’editoriale viene accusato il giornalista investigativo del
quotidiano britannico, David Leigh, di aver diffuso, trascrivendola nel
suo libro ‘The Rise and Fall of WikiLeaks’, la password per accedere ai
cablogrammi. Dal momento, si legge nel testo, che la password si stava
diffondendo in maniera incontrollata, e che alcuni ne stavano traendo
un vantaggio economico nel rivenderla, WikiLeaks ha deciso di giocare
d’anticipo e rendere pubblici tutti i documenti senza necessità di
codici di acceso. Il giornalista, si legge
su Repubblica, si è difeso affermando che “Assange gli garantì che la
password sarebbe durata pochi giorni e che dunque sarebbe stata
ampiamente superata al momento della pubblicazione”.
Il sito di Assange aveva iniziato ieri a diffondere una prima parte
dei cablogrammi, circa 130mila, subito dopo ave subito un attacco
informatico che lo aveva reso inaccessibile per diverse ore.
Il Guardian, il New York Times, il Der Spiegel e El Paìs hanno diffuso
una nota congiunta in cui prendono le distanze dalla decisione di
WikiLeak di pubblicare i cablogrammi senza alcun controllo giornalistico
preventivo per omettere le parti che avrebbero potuto mettere a rischio
la vita degli informatori.
El Paìs fa l’esempio
di un cablogramma del nell’aprile 2008 presso l’Ambasciata a Brasilia,
dove viene fatto il nome di un senatore brasiliano che rivela importanti
informazioni circa la formazione di guerriglieri terroristi nel suo
paese.
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