Ci sono voluti ben due anni, ma da ieri è in vigore la nuova legge che
regola i prezzi dei libri: bisognerà dunque imparare il nome di questo
testo, Legge Levi, dal suo principale firmatario, il deputato Ricardo Franco Levi.
La tempistica non è casuale, fra poco ricominceranno le scuole e ci si
porrà il solito problema dei testi scolastici e del costo che dovranno
fronteggiare le famiglie. La legge prevede anzitutto che lo sconto
massimo possibile su qualsiasi copertina sarà pari al 15%, soprattutto
quando si tratta di piccoli venditori, ma anche la grande distribuzione
viene ricompresa. Gli stessi sconti, poi, non possono essere superiori
al 25% quando ci troviamo di fronte a un editore, una possibilità che è
limitata comunque alle promozioni. Molti lettori e consumatori stanno
già esprimendo i loro dubbi e le perplessità a tal proposito. Per quale
motivo? Gli acquisti potrebbero diminuire in maniera sensibile e anche le biblioteche
non prevedono nulla di buono. In particolare, la Legge Levi risulta
essere troppo rigida nel disciplinare questi prezzi. In effetti, basta
leggere in modo accurato la legge e si scoprono i vari paletti che sono
stati fissati: ad esempio, lo sconto massimo del 20% che è stato citato
in precedenza viene consentito quando ci sono manifestazioni
particolarmente rilevanti e in favore delle organizzazioni che non
perseguono alcuno scopo lucrativo o che puntano a finalità scientifiche e
di ricerca (ad esempio musei e archivi). Inoltre, i limiti a questi
sconti non sono validi quando si tratta di libri d’arte realizzati in maniera artigianale,
libri antichi, libri usati e libri che sono stati posti fuori catalogo
dall’editore. In aggiunta, i saldi di fine stagione non sono cumulabili.
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, i libri, scolastici e
non, rischiano di presentare molte difficoltà: le precisazioni
puntigliose sono più numerose degli sconti possibili, le polemiche sono
praticamente dietro l’angolo.
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