ITALIA IN RECESSIONJE: CHE FARE?
Siamo tecnicamente in recessione, malgrado la valanga di manovre e le
conseguenti tasse che ci sono piovute sulla testa per tutto il 2011. Non
c’era da aspettare i dati statistici per sapere tutto quello che già
sapevamo. Per due successivi trimestri del 2011, il Pil è sceso prima
dello 0,5%, poi dello 0,7%. Due trimestri in negativo significano
tecnicamente recessione. È cresciuto anche il debito pubblico in valori
assoluti, e ora il rapporto tra debito e Pil è intorno al 120%, con la
tendenza a sfondare questo “muro”. Ci si può consolare con la cosiddetta
“ripresina” del primo semestre del 2011, che ci porta a un saldo attivo
annuale dello 0,4%. Ma ormai è inutile nascondersi dietro a un dito.
L’attuale stato dell’economia impone delle scelte. Illudersi su una
ripresa, con lo stato di depressione attuale, è un rischio che non ci si
può permettere, data l’attuale governance europea. E il debito bisogna
aggredirlo e ridurlo drasticamente. Il problema è quale ricetta usare:
tassare di nuovo i già spremuti cittadini italiani oppure ricorrere da
altre soluzioni? Ugo Arrigo, docente di Scienza delle Finanze
all’Università Bicocca di Milano non ha dubbi al proposito.
Professore, che cosa occorre fare in circostanze come queste?
Pensare di spremere ancora i cittadini
con altre tasse sarebbe il suicidio finale. Il problema che si pone è
quello che affrontano tutti i debitori con minimo di sale in zucca:
vendere quello che hai di valore in casa. Che cosa altro puoi fare se le
tue entrate non riescono a pareggiare le uscite? E oggi lo Stato, con
questo “governo di tecnici”, può fare questa scelta.
Dove sono questi “oggetti di valore”?
C’è un patrimonio immobiliare italiano
pubblico che è calcolato, con una stima approssimativa, su un valore di
300-400 miliardi di euro. Se si riuscisse a valorizzarlo e venderlo, non
svenderlo come stanno facendo adesso in Grecia, significherebbe
abbattere il debito pubblico almeno del 20%. Probabilmente basterebbe
cominciare a vendere qualche cosa, dare un segnale e già questo sarebbe
utile. Il problema è che finora non si vende nulla.
Come mai si ha solo una stima?
Perché i grandi edifici pubblici e
storici non sono catastalizzati. Ma si può rimediare. Poi si possono
mettere in vendita anche le grandi imprese pubbliche. Insomma, per
ripagare il debito bisogna ormai ricorrere al patrimonio, non andare a
ricorrere sempre al conto economico per cercare di mettere nuove tasse.
Questa era un’abitudine anche di Giulio Tremonti, il quale diceva che
aveva un “vestito” dove in una tasca c’era la ricchezza privata e
nell’altra il debito pubblico. Oli Rehn gli rispondeva che mancava la
tasca della ricchezza pubblica. È sperabile che un “governo di tecnici”
arrivi a una soluzione per trovare questa terza tasca del vestito
italiano.
Possiamo fare qualche esempio di grandi palazzi italiani che vengono non valorizzati, ma quasi mortificati?
Senta,
io capisco che Palazzo Chigi e il Quirinale sono dei simboli e come
tali devono restare, ospitando il Presidente del Consiglio e la
Presidenza della Repubblica. Ma vorrei comprendere perché tanti storici e
imponenti edifici pubblici devono offrire il loro spazio al lavoro di
Comuni, Province, Prefetture, Comandi di vigili urbani e dei pompieri.
Perché un luogo come Palazzo Marino deve essere la sede degli uffici del
Comune di Milano? Oppure Palazzo Isimbardi quello della Provincia?
Perché il Comando dei vigili urbani deve stare in piazza Beccaria? Sono
edifici storici di grande valore che sarebbero adatti a ben altra
funzione. Palazzo Marino non potrebbe essere un museo? Poi c’è Brera che
non è in grado di fare vedere tutti i quadri della pinacoteca. E sto
facendo esempi solo piccoli, quelli che mi vengono in mente al volo.
Come si potrebbe mettere in vendita questo patrimonio?
Valorizzandolo e poi creare un
“veicolo”. Si potrebbero emettere titoli, obbligazioni che sono
garantite dal valore dello stesso immobile. Capisco che non è simpatico,
ma se si vuole uscire da questa situazione quale altra strada esiste?
Quella di rimettersi a tassare la gente? Siamo al limite, non è più
possibile. Una manovra coraggiosa e creativa un “governo dei tecnici”
potrebbe permettersela.
Questa è l’unica strada possibile?
Al momento è l’unica strada realistica,
altrimenti si arriva sempre alle manovre e a nuove tasse. Insomma, se si
vuole abbattere il debito si deve pur vendere parte del patrimonio. Che
cosa hanno fatto gli aristocratici inglesi, quando erano a corto di
quattrini, con le loro grandi dimore? Ne affittavano alcune ali e così
risparmiavano. Al momento, altre ricette non ne vedo.
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