Ne avevamo parlato i primi di Giugno con l'articolo "Scandaloso:i soldi degli sms ai terremotati finiscono in fondi per concedere prestiti" i
soldi degli SMS che i cittadini hanno devoluto in favore dei
terremotati abruzzesi, anziché essere impiegati nella ricostruzione,
sono finiti nelle casse di una BANCA, che li ha utilizzati per concedere
PRESTITI a tasso agevolato (ma nemmeno troppo). I
cittadini REGALANO i propri soldi ai terremotati, e questi finiscono
per essere REGALATI alle banche, che li PRESTANO ai terremotati,
decurtando elevatissime spese di gestione (quasi 500.000€) e ricavandone
persino gli interessi. Se ne è occupato anche "Il Fatto Quotidiano"
Di seguito l'articolo de "Il Fatto Quotidiano" del 16 giugno 2012
I
circa cinque milioni di euro donati dagli italiani per "dare una mano"
alla ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma del 2009, sono fermi nei
forzieri degli istituti di credito. La Etimos, accusata nei giorni
scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha
sì guadagnato e spiega come li ha spesi
Gira
e rigira sono finiti alle banche i 5 milioni di euro arrivati via sms
dopo il terremoto dell’Aquila sotto forma di donazione. E la loro
gestione è stata quella prevista da qualsiasi rapporto bancario: non è
bastata la condizione di “terremotato” per ricevere un prestito con cui
rimettere in piedi casa o riprendere un’attività commerciale distrutta
dal sisma. Per ottenerlo occorreva – occorre ancora oggi – soddisfare
anche criteri di “solvibilità”, come ogni prestito. Criteri che, se
giudicati abbastanza solidi, hanno consentito l’accesso al credito, da
restituire con annessi interessi. I presunti insolvibili sono rimasti
solo terremotati. Anche se quei soldi erano stati donati a loro. Il
metodo Bertolasocomprendeva anche questo. È accaduto in Abruzzo, appunto, all’indomani del sisma del 2009. Mentre Silvio Berlusconi prometteva
casette e “new town”, l’ex numero uno della Protezione civile aveva già
deciso che i soldi arrivati attraverso i messaggini dal cellulare non
sarebbero stati destinati a chi aveva subito danni, ma a un consorzio
finanziario di Padova, l’Etimos, che avrebbe poi usato i fondi per
garantire le banche qualora i terremotati avessero chiesto piccoli
prestiti. E così è stato. Le donazioni sono confluite in un fondo di
garanzia bloccato per 9 anni. Un fondo che dalla Protezione civile, due
mesi fa, è stato trasferito alla ragioneria dello Stato. La quale, a sua
volta, lo girerà alla Regione Abruzzo. E di quei 5 milioni i
terremotati non hanno visto neanche uno spicciolo. Qualcuno ha ottenuto
prestiti grazie a quel fondo utilizzato come garanzia, ma ha pagato fior
di interessi e continuerà a pagarne. Altri il credito se lo sono visto
rifiutare.
L’emergenza
Bertolaso, allora, aveva pieni poteri. Come capo della Protezione civile, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma soprattutto nella veste di uomo di fiducia del premier Silvio Berlusconi. I primi soldi che Bertolaso si trovò a gestire furono proprio i quasi 5 milioni donati dagli italiani con un semplice messaggio del cellulare. Ma lui, “moderno” nella sua concezione di Protezione civile, decise che i milioni arrivati da tutta la penisola sarebbero stati destinati al post emergenza e alle banche, non all’emergenza. Questo aspetto non venne specificato al momento della raccolta, ma Bertolaso avevailpoteredidecidere a prescindere. Spedì poi un suo emissario alla Etimos di Padova, consorzio finanziario specializzato nel microcredito, che raccoglie al suo interno, attraverso una fondazione, molti soggetti di tutti i colori, da Caritas a Unipol.
Bertolaso, allora, aveva pieni poteri. Come capo della Protezione civile, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma soprattutto nella veste di uomo di fiducia del premier Silvio Berlusconi. I primi soldi che Bertolaso si trovò a gestire furono proprio i quasi 5 milioni donati dagli italiani con un semplice messaggio del cellulare. Ma lui, “moderno” nella sua concezione di Protezione civile, decise che i milioni arrivati da tutta la penisola sarebbero stati destinati al post emergenza e alle banche, non all’emergenza. Questo aspetto non venne specificato al momento della raccolta, ma Bertolaso avevailpoteredidecidere a prescindere. Spedì poi un suo emissario alla Etimos di Padova, consorzio finanziario specializzato nel microcredito, che raccoglie al suo interno, attraverso una fondazione, molti soggetti di tutti i colori, da Caritas a Unipol.
I numeriQuello
che è successo in questi 3 anni è molto trasparente, al contrario della
richiesta di donazione via sms che non precisò a nessuno dove sarebbero
finiti i soldi. Nemmeno a un ente, la Regione Abruzzo che,
paradossalmente, domani potrebbe usare quei soldi per elicotteri o auto
blu. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver
gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato, ma non fatica
ad ammettere come sono stati usati i soldi: dei 5 milioni di fondi
pubblici messi a disposizione del progetto dal dipartimento della
Protezione civile, 470 mila euro sono stati destinati alle spese di
start-up e di gestione del progetto, per un periodo di almeno 9 anni; 4
milioni e 530 mila euro invece la cifra utilizzata come fondo
patrimoniale e progressivamente impiegata a garanzia dell’erogazione dei
finanziamenti da parte degli istituti di credito aderenti. Intanto sono
state 606 le domande di credito ricevute (206 famiglie, 385 imprese, 15
cooperative). Di queste 246 sono state respinte (85 famiglie, 158
imprese, 3 cooperative) mentre 251 sono i crediti erogati da gennaio
2011 a oggi per un totale di 5.126.500 euro (famiglie 89/551mila euro,
imprese 153/4 milioni 233mila e 500 euro, cooperative 9/342mila euro).
Infine 99 domande sono in valutazione (68 famiglie, 28 imprese, 3 coop).
Gli aiuti e le bancheAl
termine dell’operazione quello che è successo è semplice: i soldi che
le persone hanno donato sono serviti a poco o a niente. Non sono stati
un aiuto per l’emergenza, ma – per decisione diBertolaso –
la fase cosiddetta della post emergenza. Che vuol dire aiuti sì, ma
pagati a caro prezzo. Le persone si sono rivolte alle banche
(consigliate da Etimos, ovviamente) e qui hanno contrattato il credito.
Ma chi con il terremoto è rimasto senza un introito di quei soldi non ha
visto un centesimo. Non è stato in grado neppure di prendere il
prestito perché giudicato persona a rischio, non in grado di restituire
il danaro.
Che fine han fatto gli sms?I
terremotati sono stati praticamente esclusi. Se qualcosa hanno avuto lo
hanno restituito con un tasso d’interesse inferiore rispetto agli
altri, ma pur sempre pagando gli interessi. Chi ha guadagnato sono le
banche, sicuramente, e la Regione Abruzzo che, al termine dei 9 anni
stabiliti, si troverà nelle casse 5 milioni di euro in più. Vincolati?
Questo non lo sappiamo. Ne disporrà come meglio crede, sono soldi che
entreranno nel bilancio.
La posizione di EtimosFino a oggi, scoperto il metodo Bertolaso, il consorzio finanziario Etimos si è preso le accuse. Ma il presidente dell’azienda padovana al Fatto Quotidiano spiega che il loro è stato un lavoro pulito e trasparente. “Se qualcuno ha mancato nell’informazione”, dice il presidente Marco Santori,
“è stata la Protezione civile che doveva precisare che i soldi erano
destinati al post emergenza e non all’aiuto diretto. Noi abbiamo fatto
con serietà e il risultato è quello che ci era stato chiesto”.
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