HENRY KISSINGER E IL GRUPPO BILDERBERG DIETRO ALL'OMICIDIO DI ALDO MORO
«Nel 1982, John Coleman, un ex agente dell'intelligence che poteva
accedere a tutti gli stadi del potere e a tutte le carte segrete, rivelò
che l'ex Presidente del Consiglio italiano Aldo Moro, «un alto
esponente della Democrazia Cristiana, che si opponeva alla “crescita
zero” e alle politiche di riduzione della popolazione [oltre che al
signoraggio (Nota di Andrea Di Lenardo)], pianificate per il suo Paese,
fu ucciso da killer gestiti dalla loggia massonica P2 [di Licio Gelli,
amico di Henry A. Kissinger, membro del R.I.I.A. e del Gruppo Bilderberg
(Nota di Andrea Di Lenardo)], allo scopo di piegare l'Italia ai voleri
del “Club di Roma” e del Bilderberg, volti a deindustrializzare il Paese
e a ridurne in modo considerevole la popolazione».
In La Cerchia dei Cospiratori1, Coleman afferma che le forze della
globalizzazione volevano utilizzare l'Italia per destabilizzare il medio
Oriente, il loro obiettivo principale.
«Moro progettava di dare stabilità all'Italia attraverso la piena
occupazione e la pace industriale e politica, rafforzando l'opposizione
cattolica al comunismo e facendo in modo che la destabilizzazione del
Medio Oriente fosse più difficile da ottenere»2.
Coleman descrive con dovizia di particolari la sequenza di eventi che
paralizzò l'Italia: il rapimento di Moro e la spietata esecuzione della
sua scorta, da parte delle Brigate Rosse [collegate, almeno per quanto
riguarda la figura di Franceschini, con i vertici dei Liberali al
Parlamento Europeo, esattamente con un funzionario del Parlamento
Europeo, amico di Gaetano Martino, di Antonio Martino (membro della P2) e
del padre di Alessio Vinci, come provano le lettere originali di cui
sono in possesso (Nota di Andrea Di Lenardo)], nella primavera del 1978
alla luce del giorno, e la sua successiva uccisione. Il 10 novembre
1982, in un'aula del tribunale di Roma, Corrado Guerzoni, un intimo
amico della vittima, testimoniò che Aldo Moro – che è stato un leader
politico per decenni – «fu minacciato da un agente del “Royal Institute
for International Affaire” (RIIA), mentre era ancora ministro».
Coleman racconta che, durante il processo ai membri delle Brigate Rosse,
«molti di loro testimoniarono di essere venuti a conoscenza
dell'implicazione di un alto funzionario degli Stati Uniti nel pieno per
uccidere Moro». Tra il giugno e il luglio del 1982, «la vedova di Aldo
Moro testimoniò che l'omicidio di suo marito era stato il risultato di
una serie di minacce alla sua vita, mosse da qualcuno, che lei definì
una figura molto importante della politica degli Stati Uniti».
Quando il giudice le chiese se poteva dichiarare alla Corte cosa aveva
detto precisamente questa persona, Eleonora Moro ripeté esattamente lo
stesso concetto espresso da Guerzoni: «Se non cambi la tu alinea
politica, la pagherai cara».
In una delle pagine più emozionanti del libro, Coleman scrive: «A
Guerzoni, richiamato dal giudice, venne chiesto se era in grado di
identificare la persona, di cui aveva parlato la signora Moro. Guerzoni
rispose che si trattava di Henry Kissinger, come aveva già detto
precedentemente».
Perché un importante uomo politico statunitense minaccia un leader di
una nazione europea indipendente? La testimonianza sensazionale, e
potenzialmente distruttiva delle relazioni tra Stati Uniti e Italia, di
Guerzoni fu immediatamente diffusa da tutti i media dell'Europa
occidentale, il 10 novembre 1982. curiosamente, nessun canale televisivo
americano pose l'attenzione su quella notizia, anche se Kissinger venne
condannato per complicità in omicidio. Ma questo silenzio non è poi
tanto sorprendente, come capiremo meglio nella seconda parte del libro,
quando parleremo del “Council [on (Nota di Andrea Di Lenardo)] Foreign
Relations” [C.F.R. (Nota di Andrea Di Lenardo)]»3.
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