sabato 23 giugno 2012

DOSSIER: I DANNI DELLA TACHIPIRINA

"Farmaci con paracetamolo: rischio asma e allergie per i bambini.
La scoperta principale - ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio  - è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilita' in piu' di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilita' in piu' di sviluppare i sintomi come l'asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo”.

COMMENTO DEL DR. ROBERTO GAVA: In realtà, la notizia è tutt’altro che nuova e non solo per il recentissimo studio del The New Zealand Asthma and Allergy Cohort Study Group pubblicato da Wickens e Colleghi lo scorso settembre 2010 nella rivista Clinical & Experimental Allergy e neppure per lo studio del prof. Beasley e Colleghi del Medical Research Institute (sempre Nuova Zelanda) pubblicato nel settembre 2008 dalla prestigiosa rivista The Lancet.
Infatti, gli effetti tossici del paracetamolo (che comunque non è un antinfiammatorio, ma solo un antipiretico-analgesico) sono ampiamente noti da decenni.

In un libro di farmacologia (“
L’Annuario dei Farmaci”) che ho pubblicato quasi 20 anni fa con la Casa Editrice Piccin Nuova Libraria (un libro di più di 2000 pagine che raccoglie gli effetti farmacologici di tutti i principi attivi in commercio nel nostro Paese), scrivevo:
“Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, … fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo) … Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici … con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. … Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia, …”.

Quello che è più importante, però, è un altro punto. Poco più avanti, in quello stesso libro ho infatti scritto:
L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica”.
La terapia consta della somministrazione (entro le 10 ore) di 
acetilcisteina endovena, metionina per bocca o, meglio, glutatione per via parenterale (im o ev).

Ebbene, la letteratura che riporta questi dati è addirittura del 1967 (cfr 
Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics 156: 285; 1967).Sono passati 43 anni da allora e il paracetamolo continua non solo ad essere sintetizzato e diffuso in quantità inimmaginabili, ma anche ad essere somministrato a qualsiasi età: è consigliato addirittura nei neonati!
Qual è il problema?Il problema è che il paracetamolo è un potente farmaco ossidante e consuma le scorte del nostro più importante antiossidante: IL GLUTATIONE! E per di più, quando il glutatione scarseggia, il paracetamolo svolge la sua potente azione epatossica … ma non solo questa.
Ebbene, pensate che:
Il paracetamolo viene consigliato anche ai bambini piccoli e ai neonati, pur sapendo che i bambini (e i neonati in particolare) sono poveri di sostanze antiossidanti (come il glutatione).
Sappiamo che la cisteina (aminoacido essenziale per permettere la produzione di glutatione da parte del fegato e del cervello) viene sintetizzata per azione dell’enzima metionina-sintetasi e sappiamo che il mercurio contenuto nei vaccini blocca l’attivazione di questo enzima con la conseguenza che è più facile che si alteri lo sviluppo cerebrale e si incrementi l’incidenza di autismo e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), due patologie che oggi stanno diventando molto comuni.
È dimostrato che i bambini autistici hanno il 20% di livelli più bassi di cisteina e il 54% di livelli più bassi di glutatione e questo compromette la loro capacità di detossificarsi e di espellere i metalli come il mercurio (sia alimentare che quello somministrato con i vaccini pediatrici). Questi bambini non dovrebbero mai assumere il paracetamolo, almeno nei primi anni di vita … ma chi sa individuare questi bambini senza eseguire esami adeguati?
Sappiamo che il mercurio vaccinale non viene facilmente escreto dai bambini sotto i sei mesi di vita (perché viene escreto per via biliare e il fegato del neonato è ancora immaturo).
È dimostrato che il mercurio entra molto facilmente (e si accumula) nei tessuti cerebrali del bambino, dato che la barriera ematoencefalica è più recettiva. Inoltre, i composti mercuriali alterano, e a dosi elevate bloccano, la mitosi cellulare (danno molto grave specie per il cervello e in età pediatrica, quando il cervello dovrebbe avere un grande sviluppo).

- Se uno si aggiorna, sa che studi scientifici pubblicati nel 2008 e nel 2009 hanno dimostrato che l’assunzione di paracetamolo aumenta la probabilità dei bambini piccoli di ammalarsi di autismo.

Eppure, il paracetamolo viene consigliato tutt’oggi dai Servizi di Igiene Pubblica subito dopo ogni vaccinazione dei neonati, addirittura prima che possano sviluppare la febbre o qualche malessere … Forse si vogliono tranquillizzare le madri che così si accorgono meno dei danni da vaccini, perché questo farmaco blocca molte reazioni iniziali? Ma agendo in questo modo si impoverisce l’organismo di glutatione e si facilitano ancor di più i danni da vaccini nei soggetti che, a nostra insaputa, ne sono particolarmente predisposti!
Cosa si deve allora fare?
1) IL PRIMO CONSIGLIO è quello di non somministrare paracetamolo (almeno abitualmente o come prima scelta) a bambini piccoli, specie se nati immaturi, se hanno assunto farmaci in modo prolungato e se sono stati vaccinati da meno di un mese (ho seguito personalmente il caso di un bambino di pochi mesi, morto nel sonno 26 giorni dopo la vaccinazione, che aveva assunto Tachipirina per una febbre improvvisa solo 3 ore prima del decesso).
2) IL SECONDO CONSIGLIO è di non vaccinare bambini sotto i 2 anni di età e in ogni caso di non accettare più di uno (massimo due) vaccini per volta.

3) IL TERZO CONSIGLIO è che, se proprio si vogliono fare le vaccinazioni pediatriche del primo anno di vita (perché non si è stati capaci di gestire la paura che la propaganda pro-vaccini inculca tanto magistralmente quanto falsamente), si eseguano al bambino, prima della vaccinazione, degli esami ematochimici per capire quant’è la sua capacità antiossidante, quanto è maturo il suo sistema immunitario e quanto funziona la capacità disintossicante del suo fegato.

4) IL QUARTO CONSIGLIO è di cercare un Medico aperto a queste “nuove” conoscenze, dotato di molta Sapienza e Buon Senso, meglio ancora se pratico di Medicina Naturale e di Omeopatia in particolare, che sappia aiutare i genitori ad aumentare le difese aspecifiche di loro figlio e che sappia eventualmente gestire le patologie dei primi anni di vita prima di tutto con trattamenti naturali, tra i quali l’Omeopatia è sicuramente la regina, e poi, se proprio serve, con dosi ben ponderate e personalizzate di farmaci chimici.

5) COME QUINTO CONSIGLIO raccomando ai genitori di approfondire le loro conoscenze di Igiene di Vita e in particolare di Igiene Alimentare: non potete immaginare quante patologie e quanti problemi infantili e adolescenziali si risolverebbero se i nostri bambini mangiassero e vivessero meglio!

Conclusione Se l’Industria Farmaceutica guadagna sempre di più è anche a causa della nostra ignoranza. Le conoscenze le abbiamo, ma non possiamo più attendere che siano lo Stato o la Medicina Ufficiale a comunicarcele: oggi ognuno deve darsi da fare e cercare di proteggere la salute propria e quella dei suoi cari.
Spesso, nelle relazioni che tengo a qualche convegno sono solito proiettare alla fine questa frase:“La salute è un prezioso patrimonio, nostro e dei nostri figli: non possiamo metterla nelle mani dell’Industria Farmaceutica o degli attuali Enti Governativi … molto probabilmente, chi lo farà la perderà!”.

Dr. Roberto Gava

martedì 19 giugno 2012

Banca Network vicina al crac. Istruzioni per l'uso per i correntisti traditi di Vito Lops

Migliaia di clienti al varco, con i conti bloccati e l'impossibilità di utiilzzare le proprie somme. È la situazione in cui si trovano in questo momento gli oltre 28mila clienti di Banca network investimenti (Bni) dopo la delibera della Banca d'Italia del 31 maggio (elenco delle altre banche italiane a rischio). Tra i clienti vi sono anche molti dei 69 dipendenti che, in caso di liquidazione dell'istituto, rischiano il posto di lavoro.
Una «misura si è resa necessaria per fronteggiare la situazione di difficoltà della banca» secondo quanto ha comunicato l'istituto di palazzo Koch che a novembre ha posto in amministrazione straordinaria la Banca nata da Bipielle Net, una costola della Banca popolare di Lodi di Giampiero Fioriani.
La banca, come tutte quelle operanti in Italia, è obbligata ad aderire al Fondo interbancario di tutela dei depositi che garantisce la restituzione delle disponibilità in conto corrente (liquidità, depositi vincolati, assegni circolari e certificati di depositi nominativi) fino a 100mila euro (la garanzia è per depositante e per banca, indipendentemente dal numero di conti aperti presso uno stesso istituto).
Su questo non ci piove. Gli oltre 28mila clienti di Banca Network potranno usufruire eventualmente di questa garanzia. Ma come funziona? E, intanto, chi li ripaga dei danni maturati dal momentaneo congelamento dei conti?
La garanzia fino a 100mila euro
Rispetto ai precedenti casi di risparmio tradito ci sono delle novità, sia positive che negative. Da maggio 2011 l'Italia ha infatto recepito la direttiva 2009/14/CE dell'11 marzo 2009 che stablisce nuovi limiti di copertura limite di copertura e i termini di rimborso. Partiamo dalla notizia più brutta. Il rimborso è garantito fino a 100mila euro, e non più fino a 103mila euro, come previsto in precedenza. La notizia buona riguarda invece i tempi del rimborso da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi. Questo deve avvenire dopo 20 giorni lavorativi dalla data in cui viene emesso il provvedimento di liquidazione coatta amministrativa da parte della Banca d'Italia. È prevista che questa possa prorogare il limite di ulteriori 10 giorni in circostanze del tutto eccezionali.
In precedenza invece il limite era di 3 mesi ma - secondo quanto comunica una fonte al Sole 24 Ore - gli slittamenti fino a 6-9 mesi sono stati frequenti.
Strumenti rimborsabili
Rientrano nell'ambito delle garanzie del fondo conti correnti, depositi (vincolati e no), assegni circolari, certificati di deposito nominativi (non al portatore).
Forme di investimento come obbligazioni aziendali, azioni, titoli di Stato, pronti contro termine non rientrano nelle garanzie del fondo ma restano di proprietà del cliente in quanto sono solo custoditi dalla banca insolvente (all'interno del conto titoli).
E l'oro? È escluso in quanto è un deposito fisico, non di denaro. Il Fondo Interbancario - come si apprende dal sito del fondo - protegge solo i depositi in denaro. In ogni caso non è necessario proteggere i depositi in oro. Infatti se una banca fallisce, l'oro come tutto ciò che è stato fisicamente depositato (beni di valore - securities) va restituito al legittimo proprietario perché non fa parte dell'attivo di una banca fallita. In altre parole, questi beni non fanno parte del processo di liquidazione, perché vengono direttamente riconsegnati al proprietario.
Il danno del momentaneo congelamento
Essendo una facoltà per la Banca d'Italia quella di sospendere i pagamenti per la banca in amministrazione controllata congelando difatti i conti correnti classici, non sono contemplate dal legislatore azioni legali specifiche per il danno derivante dal momentaneo congelamento delle somme.
Scenari che si aprono
Entro fine giugno, quando scadono i 30 giorni di sospensione previsti dalla Banca d'Italia si potranno aprire due scenari. Gli organi di controllo potrebbero aver bisogno di ulteriore tempo e chiedere una nuova proroga di 30 giorni. Oppure (scenario che pare più probabile) Banca d'Italia e i rappresentanti del Fondo interbancario - in queste ore stabilmente nella sede milanese dell'istituto - potranno aver terminato con successo per effettuare tutti gli accertamenti e le verifiche del caso per arrivare a una soluzione. In questo caso, dopo la dichiarazione di liquidazione coatta amministrativa da parte della Banca d'Italia, scatterà il conto alla rovescia dei 20 giorni per il rimborso. Che si stima quindi possa arrivare prima della fine dell'estate.
Banca d'Italia sotto accusa
Nella vicenda però è finita nel mirino la stessa Banca d'Italia. Il senatore dell'Italia dei Valori nonché presidente dell'associazione Adusbef, Elio Lannutti, ha infatti chiesto al governo tramite un'interrogazione parlamentare, di verificare l'operato della Banca d'Italia che aveva effettuato prime ispezioni su Banca Netowrk già nell'ottobre 2009 rivelando «carenze nell'organizzazione dell'istituto e nei controlli interni» e multando l'istituto per 153mila euro. Secondo Lannutti Palazzo Koch avrebbe dovuto individuare in anticipo il crack milionario a cui rischia di andare incontro adesso l'istituto trascinando con sè migliaia di clienti.

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Terremoto Abruzzo, i soldi degli Sms imboscati dalle banche

Ne avevamo parlato i primi di Giugno con l'articolo "Scandaloso:i soldi degli sms ai terremotati finiscono in fondi per concedere prestiti" i soldi degli SMS che i cittadini hanno devoluto in favore dei terremotati abruzzesi, anziché essere impiegati nella ricostruzione, sono finiti nelle casse di una BANCA, che li ha utilizzati per concedere PRESTITI a tasso agevolato (ma nemmeno troppo). I cittadini REGALANO i propri soldi ai terremotati, e questi finiscono per essere REGALATI alle banche, che li PRESTANO ai terremotati, decurtando elevatissime spese di gestione (quasi 500.000€) e ricavandone persino gli interessi. Se ne è occupato anche "Il Fatto Quotidiano"
 

Di seguito l'articolo de "Il Fatto Quotidiano" del 16 giugno 2012
 
 
I circa cinque milioni di euro donati dagli italiani per "dare una mano" alla ricostruzione dei luoghi colpiti dal sisma del 2009, sono fermi nei forzieri degli istituti di credito. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato e spiega come li ha spesi

Gira e rigira sono finiti alle banche i 5 milioni di euro arrivati via sms dopo il terremoto dell’Aquila sotto forma di donazione. E la loro gestione è stata quella prevista da qualsiasi rapporto bancario: non è bastata la condizione di “terremotato” per ricevere un prestito con cui rimettere in piedi casa o riprendere un’attività commerciale distrutta dal sisma. Per ottenerlo occorreva – occorre ancora oggi – soddisfare anche criteri di “solvibilità”, come ogni prestito. Criteri che, se giudicati abbastanza solidi, hanno consentito l’accesso al credito, da restituire con annessi interessi. I presunti insolvibili sono rimasti solo terremotati. Anche se quei soldi erano stati donati a loro. Il metodo Bertolasocomprendeva anche questo. È accaduto in Abruzzo, appunto, all’indomani del sisma del 2009. Mentre Silvio Berlusconi prometteva casette e “new town”, l’ex numero uno della Protezione civile aveva già deciso che i soldi arrivati attraverso i messaggini dal cellulare non sarebbero stati destinati a chi aveva subito danni, ma a un consorzio finanziario di Padova, l’Etimos, che avrebbe poi usato i fondi per garantire le banche qualora i terremotati avessero chiesto piccoli prestiti. E così è stato. Le donazioni sono confluite in un fondo di garanzia bloccato per 9 anni. Un fondo che dalla Protezione civile, due mesi fa, è stato trasferito alla ragioneria dello Stato. La quale, a sua volta, lo girerà alla Regione Abruzzo. E di quei 5 milioni i terremotati non hanno visto neanche uno spicciolo. Qualcuno ha ottenuto prestiti grazie a quel fondo utilizzato come garanzia, ma ha pagato fior di interessi e continuerà a pagarne. Altri il credito se lo sono visto rifiutare.
L’emergenza
Bertolaso
, allora, aveva pieni poteri. Come capo della Protezione civile, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma soprattutto nella veste di uomo di fiducia del premier Silvio Berlusconi. I primi soldi che Bertolaso si trovò a gestire furono proprio i quasi 5 milioni donati dagli italiani con un semplice messaggio del cellulare. Ma lui, “moderno” nella sua concezione di Protezione civile, decise che i milioni arrivati da tutta la penisola sarebbero stati destinati al post emergenza e alle banche, non all’emergenza. Questo aspetto non venne specificato al momento della raccolta, ma Bertolaso avevailpoteredidecidere a prescindere. Spedì poi un suo emissario alla Etimos di Padova, consorzio finanziario specializzato nel microcredito, che raccoglie al suo interno, attraverso una fondazione, molti soggetti di tutti i colori, da Caritas a Unipol.
I numeriQuello che è successo in questi 3 anni è molto trasparente, al contrario della richiesta di donazione via sms che non precisò a nessuno dove sarebbero finiti i soldi. Nemmeno a un ente, la Regione Abruzzo che, paradossalmente, domani potrebbe usare quei soldi per elicotteri o auto blu. La Etimos, accusata nei giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha sì guadagnato, ma non fatica ad ammettere come sono stati usati i soldi: dei 5 milioni di fondi pubblici messi a disposizione del progetto dal dipartimento della Protezione civile, 470 mila euro sono stati destinati alle spese di start-up e di gestione del progetto, per un periodo di almeno 9 anni; 4 milioni e 530 mila euro invece la cifra utilizzata come fondo patrimoniale e progressivamente impiegata a garanzia dell’erogazione dei finanziamenti da parte degli istituti di credito aderenti. Intanto sono state 606 le domande di credito ricevute (206 famiglie, 385 imprese, 15 cooperative). Di queste 246 sono state respinte (85 famiglie, 158 imprese, 3 cooperative) mentre 251 sono i crediti erogati da gennaio 2011 a oggi per un totale di 5.126.500 euro (famiglie 89/551mila euro, imprese 153/4 milioni 233mila e 500 euro, cooperative 9/342mila euro). Infine 99 domande sono in valutazione (68 famiglie, 28 imprese, 3 coop).
Gli aiuti e le bancheAl termine dell’operazione quello che è successo è semplice: i soldi che le persone hanno donato sono serviti a poco o a niente. Non sono stati un aiuto per l’emergenza, ma – per decisione diBertolaso – la fase cosiddetta della post emergenza. Che vuol dire aiuti sì, ma pagati a caro prezzo. Le persone si sono rivolte alle banche (consigliate da Etimos, ovviamente) e qui hanno contrattato il credito. Ma chi con il terremoto è rimasto senza un introito di quei soldi non ha visto un centesimo. Non è stato in grado neppure di prendere il prestito perché giudicato persona a rischio, non in grado di restituire il danaro.
Che fine han fatto gli sms?I terremotati sono stati praticamente esclusi. Se qualcosa hanno avuto lo hanno restituito con un tasso d’interesse inferiore rispetto agli altri, ma pur sempre pagando gli interessi. Chi ha guadagnato sono le banche, sicuramente, e la Regione Abruzzo che, al termine dei 9 anni stabiliti, si troverà nelle casse 5 milioni di euro in più. Vincolati? Questo non lo sappiamo. Ne disporrà come meglio crede, sono soldi che entreranno nel bilancio.
La posizione di EtimosFino a oggi, scoperto il metodo Bertolaso, il consorzio finanziario Etimos si è preso le accuse. Ma il presidente dell’azienda padovana al Fatto Quotidiano spiega che il loro è stato un lavoro pulito e trasparente. “Se qualcuno ha mancato nell’informazione”, dice il presidente Marco Santori, “è stata la Protezione civile che doveva precisare che i soldi erano destinati al post emergenza e non all’aiuto diretto. Noi abbiamo fatto con serietà e il risultato è quello che ci era stato chiesto”.
 
 

mercoledì 13 giugno 2012

Brunetta licenziato dal comune di Venezia: "Troppe assenze"

Proprio lui, il nemico numero uno dell'assenteismo sul posto di lavoro, si è fatto licenziare dal Comune di Venezia per le "troppe assenze". Un vero e proprio paradosso. Il provvedimento è stato annunciato da Stefano Zecchi, capogruppo Pdl: "La decisione è stata assunta considerando con rammarico l'assenza dalle iniziative relative al lavoro del Consiglio comunale dell'ispiratore e animatore della lista originaria nata per affrontare le elezioni del 2010 a sindaco di Venezia".

La lista civica "Brunetta" con cui l'ex ministro si era candidato come sindaco era già stata rinominata dai suoi ex-sostenitori "Impegno per Venezia, Mestre, Isole", proprio come ritorsione contro il 'fannullone' Renato.

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martedì 12 giugno 2012

Henry Kissinger e il gruppo Bilderberg dietro all'omicidio di Aldo Moro

HENRY KISSINGER E IL GRUPPO BILDERBERG DIETRO ALL'OMICIDIO DI ALDO MORO

«Nel 1982, John Coleman, un ex agente dell'intelligence che poteva accedere a tutti gli stadi del potere e a tutte le carte segrete, rivelò che l'ex Presidente del Consiglio italiano Aldo Moro, «un alto esponente della Democrazia Cristiana, che si opponeva alla “crescita zero” e alle politiche di riduzione della popolazione [oltre che al signoraggio (Nota di Andrea Di Lenardo)], pianificate per il suo Paese, fu ucciso da killer gestiti dalla loggia massonica P2 [di Licio Gelli, amico di Henry A. Kissinger, membro del R.I.I.A. e del Gruppo Bilderberg (Nota di Andrea Di Lenardo)], allo scopo di piegare l'Italia ai voleri del “Club di Roma” e del Bilderberg, volti a deindustrializzare il Paese e a ridurne in modo considerevole la popolazione».
In La Cerchia dei Cospiratori1, Coleman afferma che le forze della globalizzazione volevano utilizzare l'Italia per destabilizzare il medio Oriente, il loro obiettivo principale.
«Moro progettava di dare stabilità all'Italia attraverso la piena occupazione e la pace industriale e politica, rafforzando l'opposizione cattolica al comunismo e facendo in modo che la destabilizzazione del Medio Oriente fosse più difficile da ottenere»2.
Coleman descrive con dovizia di particolari la sequenza di eventi che paralizzò l'Italia: il rapimento di Moro e la spietata esecuzione della sua scorta, da parte delle Brigate Rosse [collegate, almeno per quanto riguarda la figura di Franceschini, con i vertici dei Liberali al Parlamento Europeo, esattamente con un funzionario del Parlamento Europeo, amico di Gaetano Martino, di Antonio Martino (membro della P2) e del padre di Alessio Vinci, come provano le lettere originali di cui sono in possesso (Nota di Andrea Di Lenardo)], nella primavera del 1978 alla luce del giorno, e la sua successiva uccisione. Il 10 novembre 1982, in un'aula del tribunale di Roma, Corrado Guerzoni, un intimo amico della vittima, testimoniò che Aldo Moro – che è stato un leader politico per decenni – «fu minacciato da un agente del “Royal Institute for International Affaire” (RIIA), mentre era ancora ministro».

Coleman racconta che, durante il processo ai membri delle Brigate Rosse, «molti di loro testimoniarono di essere venuti a conoscenza dell'implicazione di un alto funzionario degli Stati Uniti nel pieno per uccidere Moro». Tra il giugno e il luglio del 1982, «la vedova di Aldo Moro testimoniò che l'omicidio di suo marito era stato il risultato di una serie di minacce alla sua vita, mosse da qualcuno, che lei definì una figura molto importante della politica degli Stati Uniti».
Quando il giudice le chiese se poteva dichiarare alla Corte cosa aveva detto precisamente questa persona, Eleonora Moro ripeté esattamente lo stesso concetto espresso da Guerzoni: «Se non cambi la tu alinea politica, la pagherai cara».
In una delle pagine più emozionanti del libro, Coleman scrive: «A Guerzoni, richiamato dal giudice, venne chiesto se era in grado di identificare la persona, di cui aveva parlato la signora Moro. Guerzoni rispose che si trattava di Henry Kissinger, come aveva già detto precedentemente».
Perché un importante uomo politico statunitense minaccia un leader di una nazione europea indipendente? La testimonianza sensazionale, e potenzialmente distruttiva delle relazioni tra Stati Uniti e Italia, di Guerzoni fu immediatamente diffusa da tutti i media dell'Europa occidentale, il 10 novembre 1982. curiosamente, nessun canale televisivo americano pose l'attenzione su quella notizia, anche se Kissinger venne condannato per complicità in omicidio. Ma questo silenzio non è poi tanto sorprendente, come capiremo meglio nella seconda parte del libro, quando parleremo del “Council [on (Nota di Andrea Di Lenardo)] Foreign Relations” [C.F.R. (Nota di Andrea Di Lenardo)]»3.


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venerdì 8 giugno 2012

ECCO TUTTI I REGALI ALLE LOBBY DELLE SLOT...


  • In questi giorni - sul web - si parla delle lobby delle slot, a cui il governo italiano, grazie a una legge di Berlusconi, sta scandalosamente per regalare 285.000.000 di euro; vedi articolo
  • Le stesse aziende a cui nel 2007 è stata accerta un'evasione fiscale da 98.000.000.000 di euro, e che se la sono cavata pagando, nel Febbraio scorso, solo 2.500.000.000 di euro, con uno sconto del 96,5%... più o meno la stessa percentuale che molti cittadini pagano in più ad Equitalia, a titolo di interessi, penali, spese di notifica.  Umberto Rapetto, Il Colonnello della GdF che ha scoperto la maxi evasione, non ha ricevuto un encomio, ma è stato recentemente costretto a rassegnare le dimissioni.  vedi articolo
  • Le stesse aziende dei videopoker a cui pochi mesi fa, lo stato ha regalato nuove licenze, che avrebbero potuto assegnare mediante asta pubblica, ricavando un introito milionario per le casse dell'erario. vedi articolo
  • Il "bello" è che i videopoker, che da qualche anno troviamo in praticamente tutti i bar, possono generare una forte dipendenza, e migliaia di persone ci si sono rovinate (o ci si stanno rovinando) se ti viene da pensare che sono "sciocchi", sappi che la dipendenza dal gioco non ha niente a che invidiare a quella che inducono le sostanze stupefacenti... vedi articolo

Passaparola condividendo sui social network: se non lo facciamo noi, non lo fa nessuno... 
(qui l'immagine Facebook da condividere...)

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lunedì 4 giugno 2012

Ricchi e tasse universitarie

L’università è uguale per tutti. Sbagliato. L’università, come è strutturata oggi, è un regalo dei poveri ai ricchi perché le sue tasse sono fortemente regressive, come mostra una ricerca di Andrea Ichino dell’Università di Bologna e di Daniele Terlizzese della Banca d’Italia, presentata nel corso del Festival dell’Economia conclusosi domenica sera a Trento.
Supponiamo che lo studente viva da solo, o venga da una famiglia con un reddito molto modesto: 15.000 euro l’anno. Per iscriversi all’università pagherà 874,83 euro, ovvero il 5,8% del reddito familiare, un aggravio non da poco per chi fatica ad arrivare a fine mese: in queste condizioni molti diciottenni pur “capaci e meritevoli” saranno scoraggiati dal tentare di raggiungere la laurea. Ma guardiamo cosa succede se la famiglia di provenienza ha un reddito di 40.000 euro: le tasse saliranno in termini assoluti (1746,79 euro) ma diminuiranno in percentuale sul reddito familiare, perché corrispondono solo al 4,3% di quest’ultimo. E poiché il tetto massimo nelle università del Veneto è, in media, 1835,46 euro ne consegue che una famiglia con un reddito tassabile di 100.000 euro pagherebbe soltanto l’1,8% del proprio reddito per far ottenere una laurea al figlio.
“Sostanzialmente”, spiega il professor Ichino, “bisogna porre fine all’iniquità per cui oggi i poveri pagano l’università ai ricchi, facendo pagare chi se lo può permettere e aiutando chi è meritevole ma senza sostegno non riuscirebbe a frequentare l’università”. La proposta di Ichino è interessante per gli strumenti che intende mettere in campo: prestiti condizionati al reddito (Income Contingent Loans), ovvero finanziamenti che sarebbero ripagati solo al raggiungimento di un certo livello di reddito lavorativo, quindi consentirebbero di affrontare l’università senza l’ansia generata da un tradizionale prestito bancario.
Lo scopo è di permettere agli atenei di chiedere maggiori tasse per portare più risorse all’università a carico di chi da essa trae benefici; questo, se unito a una maggiore autonomia per gli atenei (che oggi non possono incamerare dalle tasse più del 20% del loro Fondo di finanziamento ordinario) permetterebbe di creare risorse che poi le università aderenti allo schema potrebbero investire in corsi di laurea di eccellenza ma anche nel finanziare i corsi meno “popolari” ma culturalmente importanti.
L’idea farà certamente discutere ma il punto di partenza è incontestable: occorre disegnare il sistema delle tasse universitarie per renderlo progressivo e non regressivo, secondo i dettami della Costituzione.

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