giovedì 17 ottobre 2013

BARNARD: "IL DEBITO PUBBLICO NON ESISTE..."



Paolo Barnard: "il debito pubblico non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai. Quello che esiste è un debito dello Stato a cui corrisponde un credito pubblico per quasi 1240 miliardi di euro"

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venerdì 8 marzo 2013

Crisi alimentare? Tornerà utile, per costringerci ad accettare gli OGM

L'Europa ha bisogno di una bella crisi alimentare, così finalmente si deciderà a comprare le nostre biotecnologie. Parole di un consigliere di Hillary Clinton.


Quando gli è stato poi chiesto cosa servirebbe perché i Paesi come la Francia cambino la loro posizione negativa verso gli OGM, ha risposto:
Temo che servirà una crisi. Succederà solo quando tutti vedranno e sentiranno la sofferenza di non avere la biotecnologia, e allora la richiederanno.
Durante la suddetta conferenza, poi, mr.Bobo ha puntigliosamente riferito una lunga serie di dati che mostrano come l'agricoltura dovrà produrre nei prossimi anni una mostruosa quantità di cibo per sfamare una mostruosa quantità di persone, e tutto ciò in un momento di calo di risorse: senza biotecnologie -il succo- sarà impossibile farcela.
Sembra che mr.Bobo abbia tanto a cuore le sorti dell'umanità affamata, ma non dimentichiamo le parole esatte che usa, ovvero: "La moratoria è un disastro per il COMMERCIO", e non certo per i poveri bimbi che muoiono di fame. E' chiara insomma qual è la reale preoccupazione: il business.
E siccome in Europa ci si preoccupa che tale business possa far male alla salute, ecco l'esimio augurarsi che la crisi alimentare ci riduca tutti in ginocchio a supplicare i suoi preziosi OGM. Che a quel punto, immagino, le aziende USA ci rivenderebbero a caro prezzo. Si sa: non si bada a spese pur di sfamarsi. Anche se in realtà ci sarebbero molte strade da seguire per rispondere alla crisi alimentare.
Tanto cinismo ha un nome. Si chiama shock economy, e ormai abbiamo imparato a conoscerla. Dai disastri naturali alle calamità finanziarie, la shock economy è una manna per il business, per la finanza e per la politica. C'è sempre chi si augura disgrazie altrui per arricchirsi, e quando non arrivano, a volte, si adopera persino a provocarle.

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giovedì 7 marzo 2013

L'attivista 5 Stelle di Barbara D'Urso: una patacca!



Ennesimo capolavoro mediatico di Barbara D'Urso. Invita in studio un fantomatico "attivista del Movimento 5 Stelle" - roba di ieri pomeriggio - che la particina, come vedrete, l'ha imparata bene a memoria. L'ira dei veri militanti esplode immediata. Ma chi lo conosce questo tizio? Ma come si permette di parlare a nome del movimento? E sul blog di Beppe Grillo, a firma Matteo Incerti, compare questo post, rubrica "Balle quotidiane":
Come le televisioni falsificano la realtà? Eccone un esempio che unisce falsificazione e il classico triste fenomeno dei voltagabbana italiani. Il signor Matteo De Vita si iscrive ad un Meet Up il 24 febbraio 2013. Magicamente Barbara D'Urso su Canale 5 lo invita a parlare a nome del MoVimento 5 Stelle come "attivista" in collegamento da Bari. Il signor De Vita, che non rappresenta nessuno se non sé stesso, oltre a sfoggiare un'arroganza fuori dal comune, si arroga il diritto di parlare a nome di un movimento al quale non appartiene se non virtualmente, dopo essersi iscritto alla semplice piattaforma Meet Up il giorno delle elezioni politiche 2013!!!! Ma la televisione lo invita e lo spaccia per attivista e lo fa dialogare con deputati della Lega ed altri facendo fare una pessima figura al MoVimento 5 Stelle. (...)

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Berlusconi condannato per i nastri Unipol

A un anno di carcere: la sentenza di primo grado assegna anche due anni e tre mesi a Paolo Berlusconi e un risarcimento di 80 mila euro a Fassino

Di cosa parliamo
Il 31 dicembre del 2005 il Giornale pubblica la trascrizione di una telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, durante la quale l’allora segretario dei DS chiede all’allora amministratore delegato di Unipol «Ma abbiamo una banca?». La domanda fa riferimento ai tentativi di acquisizione da parte di Unipol della Banca Nazionale del Lavoro. Tale operazione in quelle settimane era oggetto di una complessa e frastagliata inchiesta giudiziaria che i giornali definirono, ahinoi, Bancopoli. Giovanni Consorte si era dimesso dal suo incarico soltanto il 28 dicembre proprio in seguito alle indagini. La pubblicazione della frase di Fassino generò una grandissima quantità di polemiche e accuse che attraversarono in modo trasversale l’arco politico italiano: il centrodestra ne approfittò per denunciare quelle che a suo parere erano operazioni finanziarie condotte da terzi per conto della sinistra italiana, nello stesso centrosinistra moltissimi lamentarono la presunta interferenza di Fassino con gli affari di una banca del mondo cooperativo – «le coop rosse! il PCI! la questione morale!», avete capito.
Il nastro
Com’è noto, il sistema giudiziario italiano non ha una gran tradizione nella riservatezza degli atti giudiziari in generale e delle intercettazioni in particolare. Nel caso dell’intercettazione di Fassino, però, successe qualcosa di strano. L’unica copia del nastro era custodita dalla procura di Milano un archivio della Provincia, sigillato. Doveva ancora essere depositato agli atti. Di fatto, quel nastro non poteva essere arrivato al Giornale dalla procura. Ci era arrivato, infatti, secondo la procura, direttamente da chi quell’intercettazione l’aveva realizzata.
Favata e Raffaelli
Le procure non effettuano le intercettazioni al loro interno, ma delegano queste operazioni ad alcune società private, che agiscono dietro loro mandato diretto. Nel caso di Consorte, la procura di Milano aveva dato incarico di intercettare la sua utenza telefonica a una società chiamata RCS, che non ha niente a che vedere con la RCS editrice del Corriere della Sera. Il suo amministratore delegato si chiama Roberto Raffaelli. Un suo socio e collaboratore si chiama Fabrizio Favata. È quest’ultimo, poco più di un anno fa, a denunciare alla procura quanto accaduto alla vigilia di Natale del 2005.
La notizia è di questo pomeriggio: la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per Silvio Berlusconi e ha chiesto il processo per suo fratello Paolo, indagato per ricettazione e concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. L’inchiesta a cui si riferiscono i pm è quella sulla celebre intercettazione telefonica fra Piero Fassino e Giovanni Conforte ai tempi del tentativo di scalata a BNL da parte di Unipol: «Ma abbiamo una banca?». Ma Paolo Berlusconi non è l’unico per cui è stato chiesto il processo, e la storia è lunga e intricata.
Di cosa parliamo
Il 31 dicembre del 2005 il Giornale pubblica la trascrizione di una telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, durante la quale l’allora segretario dei DS chiede all’allora amministratore delegato di Unipol «Ma abbiamo una banca?». La domanda fa riferimento ai tentativi di acquisizione da parte di Unipol della Banca Nazionale del Lavoro. Tale operazione in quelle settimane era oggetto di una complessa e frastagliata inchiesta giudiziaria che i giornali definirono, ahinoi, Bancopoli. Giovanni Consorte si era dimesso dal suo incarico soltanto il 28 dicembre proprio in seguito alle indagini. La pubblicazione della frase di Fassino generò una grandissima quantità di polemiche e accuse che attraversarono in modo trasversale l’arco politico italiano: il centrodestra ne approfittò per denunciare quelle che a suo parere erano operazioni finanziarie condotte da terzi per conto della sinistra italiana, nello stesso centrosinistra moltissimi lamentarono la presunta interferenza di Fassino con gli affari di una banca del mondo cooperativo – «le coop rosse! il PCI! la questione morale!», avete capito.
Il nastro
Com’è noto, il sistema giudiziario italiano non ha una gran tradizione nella riservatezza degli atti giudiziari in generale e delle intercettazioni in particolare. Nel caso dell’intercettazione di Fassino, però, successe qualcosa di strano. L’unica copia del nastro era custodita dalla procura di Milano un archivio della Provincia, sigillato. Doveva ancora essere depositato agli atti. Di fatto, quel nastro non poteva essere arrivato al Giornale dalla procura. Ci era arrivato, infatti, secondo la procura, direttamente da chi quell’intercettazione l’aveva realizzata.
Favata e Raffaelli
Le procure non effettuano le intercettazioni al loro interno, ma delegano queste operazioni ad alcune società private, che agiscono dietro loro mandato diretto. Nel caso di Consorte, la procura di Milano aveva dato incarico di intercettare la sua utenza telefonica a una società chiamata RCS, che non ha niente a che vedere con la RCS editrice del Corriere della Sera. Il suo amministratore delegato si chiama Roberto Raffaelli. Un suo socio e collaboratore si chiama Fabrizio Favata. È quest’ultimo, poco più di un anno fa, a denunciare alla procura quanto accaduto alla vigilia di Natale del 2005.
La versione di Favata
Favata racconta questo, agli inquirenti. Si trovava nella sede di RCS, nell’ottobre del 2005, e Raffaelli gli fa ascoltare il nastro di Fassino. Entrambi ne intuiscono il gigantesco potenziale mediatico e politico, e decidono di sottoporlo all’attenzione di Paolo Berlusconi – editore del Giornale, fratello del premier – col quale Favata aveva lavorato in passato. Il primo incontro avviene dopo pochi giorni ma il nastro non può essere diffuso immediatamente, perché la procura non ce l’ha ancora: in caso di pubblicazione la pista porterebbe dritta a Favata e Raffaelli, unici possessori della registrazione. A novembre l’intercettazione arriva alla procura e i due allora pensano di avere via libera. Favata incontra nuovamente Paolo Berlusconi. «Ero solo e mi chiede una copia della registrazione. Chiamo Raffaelli, ci incontriamo e gli dico che Berlusconi ha bisogno di una chiavetta». Stando ai racconti di Favata, Paolo Berlusconi a questo punto organizza un incontro ad Arcore, alla presenza del presidente del Consiglio. Così racconta Favata.
Ricordo che Paolo aveva portato il regalo di Natale per il fratello. Dentro un barattolo c’era un gigantesco tartufo. Poi si è aperta una porta e il presidente ci ha fatto accomodare in una saletta. Si è disteso su una poltrona e ci ha chiesto di fargli ascoltare “quella cosa”. Raffaelli ha acceso il portatile, ha inserito la chiavetta e ha fatto girare il nastro. Quando Berlusconi ha riconosciuto la voce di Fassino, ha aperto improvvisamente gli occhi e ha detto: “Grazie, la mia famiglia vi sarà grata in eterno”.
Favata dice che Berlusconi aprì improvvisamente gli occhi perché, racconterà un’altra volta, il premier si era appisolato: il computer si era bloccato e, nell’attesa di riavviarlo, Silvio Berlusconi si addormentò, tornando vigile solo al momento di ascoltare la voce di Fassino. L’incontro avviene il 24 dicembre del 2005, vigilia di Natale. Pochi giorni dopo, sempre stando ai racconti di Favata, Paolo Berlusconi chiese a Raffaelli di avere una copia del file audio. Raffaelli dice di avere inviato per posta una chiavetta USB contenente il file. Il 31 dicembre il Giornale pubblicherà la trascrizione dell’intercettazione.
Che ne sappiamo noi
Tutte queste cose le sappiamo grazie a Fabrizio Favata, che da protagonista diretto della vicenda a un certo punto diventa accusatore del suo ex socio Raffaelli e degli stessi fratelli Berlusconi. È Favata a denunciare alla procura quanto accaduto, è lo stesso Favata a un certo punto a promettere all’Unità “un memoriale fornito di file audio”, che non consegnerà mai, e a recarsi personalmente in redazione, ragione per la quale la giornalista Claudia Fusani sarà poi interrogata e perquisita dalla Digos. Favata racconta tutto perché attraverso il favore fatto al premier lui e Raffaelli si aspettavano una mano per una gara d’appalto in Romania. Non se ne fece nulla. Gli stessi lavori di Favata con Paolo Berlusconi naufragarono col fallimento delle società del fratello del premier. A Favata non rimane in mano niente, e allora si ricorda della “gratitudine eterna” che gli era stata promessa ad Arcore.
Chiedevo aiuto perché ero e continuo a essere disperato. Era stato il Cavaliere a dichiararmi la sua eterna riconoscenza. Ricordo che nel 2005 i sondaggi davano Forza Italia in netto calo. Alle politiche successive, invece, il margine fu molto ridotto. E questo, sono convinto, anche per la campagna di stampa su Fassino. In questi mesi ho anche incontrato l’onorevole Niccolò Ghedini. Ho chiesto un prestito di un milione per riavviare l’attività dell’Iptime, ma non mi hanno aiutato.
Berlusconi, Ghedini
Favata fornisce foto e video a dimostrazione del suo rapporto con la famiglia Berlusconi. I magistrati chiedono più volte a Ghedini di chiarire i suoi rapporti con Fabrizio Favata: lo convocano una prima volta a gennaio, e Ghedini si giustifica con un “legittimo impedimento”; lo convocano una seconda volta a febbraio e la risposta è la stessa. Seguono altre convocazioni, la risposta stavolta cambia: Ghedini dice che Favata è un suo cliente e quindi i suoi rapporti con lui sono coperti dal segreto professionale. Lo scorso giugno laa procura arriva al punto di chiedere alla giunta per le autorizzazioni della Camera il via libera per l’accompagnamento coatto di Ghedini, come testimone nell’ambito dell’inchiesta, decidendo però di ritirarlo qualche ora dopo.
L’arresto di Favata
Fabrizio Favata viene arrestato alla fine di maggio. L’accusa è di estorsione, ai danni del suo ex socio Raffaelli. In sostanza, prima di risolversi a denunciare tutto, Favata avrebbe più volte chiesto a Raffaelli denaro e altri favori, dietro la minaccia della diffusione e del racconto alla stampa di quanto avvenuto a casa Berlusconi la vigilia di Natale del 2005. Da qui l’accusa di estorsione ma anche, si legge nelle carte della procura, l’acquisizione di “prove convincenti del fatto che sia effettivamente avvenuto l’incontro della vigilia di Natale nella casa di Arcore del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi tra quest’ultimo, Paolo Berlusconi, Favata e Raffaelli”. La minaccia pare verosimile agli occhi di Raffaelli, che avrebbe versato a Favata quaranta mila euro al mese per quattordici mesi in cambio del suo silenzio, attraverso fatture false (cosa che Favata nega). Interrogato dagli inquirenti, però, Raffaelli nega di aver regalato il file audio ai fratelli Berlusconi. E nega pure di aver usato le fatture false per pagare Favata. I pm non gli credono.
Le indagini sui Berlusconi, il processo
Paolo Berlusconi fino alla scorsa estate era indagato per ricettazione e millantato credito. Così anche suo fratello, il presidente del Consiglio, e questa è una cosa che abbiamo appreso solo oggi. Dallo scorso ottobre, poi, Paolo Berlusconi è indagato anche per concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio. La notizia di oggi è che il pm Maurizio Romanelli ha chiesto il processo per lui, in qualità di editore del quotidiano il Giornale, e inoltre anche per Roberto Raffaelli e Fabrizio Favata. C’è un’altra persona per la quale è stato chiesto il processo: si chiama Eugenio Petessi, è la prima persona che è venuta a conoscenza dell’esistenza dell’intercettazione e anche quella a cui Raffaelli avrebbe chiesto di emettere delle fatture false per giustificare le uscite della sua società. Paolo Berlusconi e Fabrizio Favata, infatti, saranno giudicati anche per l’ipotesi di concorso in ricettazione dei fondi neri della RCS, che sarebbero stati creati da Raffaelli e Petessi tramite l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Favata tra il luglio 2005 e la metà del 2006 avrebbe consegnato a Berlusconi circa 500mila euro “quali compensi asseritamente destinati a favorire attraverso canali istituzionali le prospettive di espansione di RCS sul mercato estero”.

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martedì 5 marzo 2013

Senzatomica a Milano


Dopo le esposizioni di Firenze e di Pesaro, l’allestimento multimediale che vuole risvegliare le coscienze al pericolo delle armi nucleari arriva a Milano. Dall'8 al 29 marzo sarà ospitato nella suggestiva struttura della Rotonda della Besana
Senzatomica approda a Milano a marzo, nel bellissimo contesto cittadino della Rotonda della Besana, a pochi passi da piazza Cinque Giornate, nel cuore della città. La Rotonda della Besana, un luogo prezioso e storico di Milano, ha già ospitato altre importanti mostre. L’ex chiesa di San Michele, al centro della struttura, è stata appena superbamente restaurata e, insieme al vasto porticato che la circonda, è un luogo ideale per ospitare Senzatomica e accogliere i molti visitatori previsti. La mostra inaugurerà ufficialmente il pomeriggio dell'8 marzo e proseguirà fino al 29 marzo.
La mostra “Senzatomica. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari” è promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai nell’ambito della campagna per l’abolizione degli ordigni nucleari; informare, far riflettere e dare potere alla gente sono i suoi obiettivi principali.
Il percorso della mostra è destinato a persone di tutte le fasce di età ma un’attenzione speciale viene riservata ai giovani studenti. Per questo le scuole interessate possono prenotare e usufruire di visite guidate e gli insegnanti possono scaricare il materiale didattico.

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Sicilia, la giunta Crocetta approva legge per abolire le province

Il governo regionale siciliano ha dato il via libera al ddl che, applicando l'art. 37 dello Statuto Speciale, elimina i nove enti che costano 700 milioni di euro ogni anno e li sostituisce con dei liberi consorzi di Comuni

E’ arrivata in serata la notizia dell’approvazione, da parte della giunta regionale siciliana presieduta da Rosario Crocetta, del disegno di legge che abolisce le nove province regionali, sostituendole con liberi consorzi tra comuni, come previsto dallo statuto speciale.
Il governo di Crocetta intende infatti dare attuazione all’art.37 dello Statuto speciale, in base al quale le imposte delle “imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti” devono essere riscosse “dagli organi di riscossione” della Regione.
Il testo approvato prevede dunque l’abolizione delle nove province regionali, che ogni anno costano circa 700 milioni di euro, e la costituzione di liberi consorzi di Comuni che diventeranno enti di secondo livello sotto il profilo elettivo, con competenze anche su rifiuti ed edilizia sociale. Nel ddl anche la previsione del reddito minimo di solidarietà per le famiglie, da finanziare con una parte dei risparmi derivanti dalla soppressione degli enti intermedi. Il disegno di legge sarà trasmesso alla commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana per essere approvato entro la fine del mese. Se così sarà, è prevedibile che alle amministrative di fine maggio si voti solo per i comuni e non per le province.

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Berlusconi subito a processo per la “compravendita” dei senatori

A Napoli l'ex premier è indagato per corruzione. I pm vogliono giudizio immediato. Il Cavaliere ha già fatto sapere di non essere disponibile a farsi interrogare prima del 15 marzo. Il tempo corre a suo vantaggio anche perché i fatti risalgono a 5 anni fa e la corruzione si prescrive in sette anni e mezzo

 

La Procura di Napoli è pronta a chiedere il processo immediato nei confronti di Silvio Berlusconi con l’accusa di avere corrotto con tre milioni di euro Sergio De Gregorio. L’inchiesta per la “compravendita” del senatore è a una svolta. Tra breve il leader del Pdl potrebbe finire alla sbarra non solo a Milano ma anche a Napoli per corruzione e finanziamento illecito in concorso con Valter Lavitola e De Gregorio.
Un processo molto imbarazzante politicamente perché potrebbe avviarsi nel bel mezzo di una nuova campagna elettorale o durante le trattative per il nuovo governo. I pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Francesco Curcio, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio comunicano la loro intenzione nell’invito a comparire notificato la settimana scorsa a Silvio Berlusconi con il quale lo convocano per rendere dichiarazioni nella sua qualità di indagato per corruzione. Scrivono i magistrati che “ai fini di quanto previsto dall’articolo 453 del codice di procedura si avverte l’indagato che potrà essere presentata richiesta di giudizio immediato”. l pm si sentono molto forti. Il giudizio immediato infatti si può chiedere “quando la prova appare evidente”.
Ecco la ragione dell’interrogatorio del Cavaliere fissato per il 5 marzo in prima convocazione, il 7 marzo o il 9 marzo: l’articolo 453 impone ai pm di sentire l’indagato prima del giudizio immediato. Berlusconi ha già fatto sapere di non essere disponibile prima del 15 marzo. Il tempo corre a suo vantaggio anche perché i fatti risalgono a 5 anni fa e la corruzione si prescrive in sette anni e mezzo. Esaurito il minuetto delle convocazioni, dopo l’interrogatorio, i pm potranno chiedere il processo, saltando l’udienza preliminare. E il giudice dovrà decidere entro cinque giorni. Le ipotesi possibili sono tre: oltre al rigetto o al rinvio a giudizio c’è il trasferimento a Roma per competenza. Questa terza ipotesi non dispiacerebbe a Berlusconi visto che a Roma sonnecchia da tempo un’inchiesta sulla denuncia di Antonio Di Pietro mentre un’altra inchiesta nata sempre a Napoli per la compravendita tentata del senatore Randazzo – sempre per far cadere Prodi – è stata già archiviata. Stavolta la strada per Roma è in salita: la Cassazione ha già stabilito che l’indagine sulla compravendita di De Gregorio è competenza di Napoli. Nell’invito a comparire i pm elencano le prove che a loro parere sono “evidenti” contro Berlusconi, de Gregorio e Lavitola. Ci sono 5 informative della Digos e della Guardia di Finanza e poi i due contratti stipulati tra Forza Italia e Movimento Politico Italiani nel Mondo nel 2007 per la parte dichiarata, per meno di un milione sui tre milioni complessivi secondo l’accusa, del pagamento a De Gregorio. Poi il contratto pubblicitario stipulato da Forza Italia che giustificava i pagamenti per centinaia di migliaia di euro alla International Press di Lavitola. Il cd relativo alla manifestazione di Reggio Calabria nella quale Berlusconi agganciò De Gregorio il 30 marzo del 2007 e poi gli estratti conto di De Gregorio e le tre consulenze dell’ex funzionario di Banca d’Italia, Piero Sagona.
E ancora, le due lettere di Lavitola, estratte dal computer dell’imprenditore che doveva costruire le carceri a Panama, Mauro Velocci, e dal pc di Carmelo Pintabona, amico di Lavitola. In quelle missive mai consegnate, l’editore allora latitante chiedeva aiuto al Cavaliere e rivendicava i suoi servigi, compreso l’acquisto del senatore De Gregorio. Poi si citano come prove le dichiarazioni dei testimoni che l’accusa ritiene fondamentali, quasi tutti legati a Lavitola: la sorella Maria; l’ex collaboratore Mauro Velocci, l’amico-messaggero Carmelo Pintabona, e poi il commercialista Andrea Vetromile, la consigliera delle Poste, Claudia Ioannucci. Tra i testi citati c’è persino l’ex coordinatore del Pdl Sandro Bondi. Intanto ieri il gup di Napoli Francesco Cananzi ha condannato a 2 anni e 8 mesi Walter Lavitola, per tentata estorsione nei confronti dell’ex premier Silvio Berlusconi. L’ex editore è stato ritenuto colpevole per la richiesta di soldi al Cavaliere durante il periodo della latitanza quando via Skype minacciava di tornare e “rompere il c..,” al Cavaliere se non gli avesse dato 5 milioni di euro come riconoscimento dei suoi servigi passati. Assolto invece l’imprenditore italo-argentino che avrebbe dovuto consegnare a Berlusconi la lettera con le richieste di Lavitola. Una delle rivendicazioni dell’ex editore riguardava proprio “l’acquisto” del senatore De Gregorio. Il processo immediato che ieri si è chiuso con la condanna era stato chiesto 5 mesi fa. Un bel segnale di efficenza per la giustizia. Un segnale sinistro per il Cavaliere.

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lunedì 4 marzo 2013

Inquinamento: il trasporto su gomma provoca 350mila morti premature

Ogni anno, l'inquinamento atmosferico provoca 3 milioni di giorni di assenza per malattia e 350mila morti premature in Europa. E gran parte della 'colpa', se così può essere definita è delle emissioni prodotte dagli automezzi pesanti dei paesi membri, che ammontano a 43-46 miliardi di euro all'anno (15,5 in Italia), quasi la metà del costo (circa 100 miliardi €) per l'inquinamento atmosferico causato dal trasporto su strada.

È quanto emerge dalla nuova analisi condotta dall'Agenzia europea dell’ambiente (AEA). Il trasporto su gomma copre lunghe distanze nel Vecchio Continente e su di esso è basato il trasporto di merci dell'Ue. In parte i costi vengono coperti con i pedaggi, ma oltre ai 100 miliardi già citati, secondo il dossier vi sono anche delle voci 'nascoste', pagate in anni di salute precaria e vite perse.
Per questo, i pedaggi stradali per gli automezzi pesanti (HGV o autocarri) secondo l'Ue dovrebbero rispecchiare i vari effetti sulla salute relativi all'inquinamento dovuto al traffico in diversi paesi europei. Che nella pratica si traduce nell'aumento del costo dei pedaggi nei paesi maggiormente inquinanti.
Il costo dell'inquinamento atmosferico dovuto ad automezzi pesanti infatti è fino a 16 volte maggiore in alcuni paesi europei rispetto ad altri. Il costo medio dell'inquinamento proveniente da un autocarro Euroclass III da 12-14 tonnellate è più alto in Svizzera, quasi € 0,12 per chilometro. Costi elevati anche in Lussemburgo, in Germania, in Romania, in Italia e in Austria dove ammontano a circa € 0,08/km. Spiega l'agenzia che ciò è dovuto al fatto che gli inquinanti provocano più danni dove vi è una densità di popolazione maggiore o in regioni senza sbocchi sul mare e aree montuose in cui l'inquinamento non può essere disperso così facilmente. All'estremo opposto, lo stesso autocarro che viaggia a Cipro, Malta e in Finlandia provoca un danno di circa mezzo centesimo di euro per chilometro.
Per quanto riguarda l'inquinamento provocato dagli autotocarri in Europa, sulle 33 città esaminate, Milano si è posizionata ahinoi terza, anticipata solo da Zurigo e Bucarest relativamente al costo dell'impatto dei camion per km: 0,107 euro per i mezzi Euro III e 0,064 euro per i mezzi Euro IV.
E in Italia? Nel complesso, l'inquinamento provocato dai trasporti su gomma nel nostro paese ha un costo elevato in termini di salute. Spendiamo 15,5 miliardi di euro, di cui 7,2 miliardi a carico dei mezzi pesanti.
Nonostante l'inquinamento atmosferico sia diminuito negli ultimi anni, in alcune aree europee è ancora un grosso problema, legato anche agli automezzi pesanti e ai combustibili usati. Ad esempio il gasolio, utilizzato dalla maggior parte degli automezzi pesanti, provoca più inquinamento atmosferico per chilometro rispetto ad altri combustibili, benzina inclusa. Non è un caso se le emissioni di scarico provenienti dai motori a gasolio recentemente sono state classificate come cancerogene dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.
Più nel dettaglio, scopriamo che gli automezzi pesanti sono responsabili del 40-50% dell'inquinamento da ossido di azoto (NOx) proveniente dal trasporto stradale. Oltre al NOx, la relazione ha considerato anche il particolato sottile (PM2.5), responsabile di malattie respiratorie e cardiovascolari.
Secondo Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell'AEA, una soluzione ci sarebbe. Alla luce del fatto che "le economie europee fanno affidamento sulle lunghe distanze per il trasporto di merci", basterebbe incorporare tali costi nel prezzo delle merci per "incoraggiare metodi di trasporto più salutari e tecnologie più pulite."
In questo modo si creerebbero anche condizioni di parità, con l'internalizzazione dei costi. Ci sarà tempo fino ad ottobre, periodo entro il quale gli Stati membri dell'Ue dovranno riferire alla Commissione il modo in cui realizzeranno il pedaggio stradale.

domenica 3 marzo 2013

IL MONDO SULL’ORLO DI UNA NUOVA ERA GLACIALE

Scienziati russi hanno pronosticato l’arrivo dell’Era Glaciale minore nel 2014. Smentiscono la tesi sul riscaldamento globale, definendola una trovata da marketing. Il riscaldamento del clima sta davvero avvenendo. Il riscaldamento sulla Terra è iniziato a partire dalla seconda metà del XVIII-esimo secolo – l’inizio della rivoluzione industriale. Proprio per questo si ritiene che questo processo sia legato all’impatto antropogenico. L’umanità aumenta emissioni di СО2, ciò che causa l’effetto serra.
Lo scienziato russo Vladimir Bashkin respinge categoricamente questa tesi, affermando che cambiamenti climatici hanno il carattere ciclico e non sono legati in alcun modo all’attività degli uomini. Insieme con il suo collega Rauf Galiulin dell’Istituto di problemi fondamentali della biologia dell’Accademia russa delle scienze, comprova che l’attuale riscaldamento sono ripercussioni dell’uscita del pianeta dall’“Era Glaciale minore” e si prospetta a breve, naturalmente a seconda della misura geologica, l’entrata in una nuova Era Glaciale.
L’Era Glaciale minore avviene periodicamente nel giro di 500 anni. In precedenza era avvenuta a metà dello scorso millennio quando in Inghilterra si è gelato Tamigi, gli olandesi pattinavano e in Russia gli stranieri s’impaurivano alla vista degli alberi che si spaccavano per il gelo. I periodi di recrudescenza del freddo e del riscaldamento avvengono a intervalli di circa 30-40 anni. In Russia, ad esempio, il riscaldamento è avvenuto negli anni 30 quando si era resa possibile la navigazione lungo la Via Marittima del Nord, poi c’è stata la recrudescenza del freddo nel periodo di guerra, poi il riscaldamento negli anni 70, e via dicendo. L’attuale periodo di riscaldamento è terminato sulla soglia del millennio.
L’inizio di un nuovo ciclo è legato al cambiamento dell’attività solare. La potenza della radiazione del nostro astro principale diminuisce ciò che fa l’impatto sul clima.
Le ricerche scientifiche sul clima delle ere geologiche mettono in dubbio la fondatezza delle richieste del Protocollo di Kyoto, afferma Vladimir Bashkin. Il Protocollo limita emissioni dei gas serra e permette il commercio delle quote di emissioni. Emissione di anidride carbonica è un normale processo naturale e non il risultato dell’attività esclusiva degli uomini, afferma lo scienziato.
L’effetto serra, legato al fattore antropogenico, corrisponde al 4-5% delle emissioni naturali. L’eruzione di un vulcano produce molto di più. Il vero contributo all’effetto serra è il comune vapore acqueo. Grazie a Dio, a nessuno viene in mente di doverlo pure regolare.
L’Oceano Mondiale contiene 60 volte più di anidride carbonica nonché si contiene nell’aria. Con la crescita della temperatura sul pianeta essa viene emessa in modo più attivo. Cosicché l’aumento del livello di СО2 nell’atmosfera non precede il riscaldamento e, viceversa, piuttosto le segue.
Il riscaldamento globale, di cui se n’è parlato tanto, non è tanto un problema scientifico quanto una mossa di marketing. Se arriva il riscaldamento, spiega lo scienziato russo, il sottofondo di simili considerazioni, ciò significa che il fabbisogno di combustibili tradizionali (carbone, petrolio e gas) diminuirà e il prezzo di queste risorse energetiche dovrà scendere. Non è più scienza, ma una vera e propria politica, afferma Vladimir Bashkin.
Non ci aspetta il riscaldamento globale, ma la recrudescenza del freddo, afferma lo scienziato russo. Non c’è bisogno di avere paura della recrudescenza del freddo: si evolverà gradualmente e sarà percettibile soltanto verso la metà del XXI-esimo secolo.

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